Archivio culturale di Trapani e del1a sua provincia
Calatafimi e Garibaldi di Carlo Cataldo


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CALATAFIMI E GARIBALDI

Saggio storiografico commemorativo
sulla battaglia di Pianto Romano (15 maggio 1860)


MORTI E FERITI TRA I VOLONTARI DEL TRAPANESE NELLA BATTAGLIA DI CALATAFIMI

In una lettera del 21 ottobre 1925, finora inedita, lo storico Luigi Natoli scriveva all'alcamese F. M. Mirabella: "Chiarissimo professore, nella sua diligente monografia (Memorie biografiche alcamesi, Tip. V. Segesta, Alcamo 1924) leggo, degli Alcamesi, che il 15 maggio ebbero morti e feriti a Calatafimi. Non ci sono però i nomi. Il La Colla per Salemi, il Figlioli per Marsala, nel 1910 fecero ricerche accurate e poterono raccogliere i nomi di quelli che si trovarono a Calatafimi, dei morti e dei feriti di Marsala, Salemi e Partanna. Bisognerebbe far ricerche per Alcamo e dintorni, e specialmente raccogliere i nomi dei caduti.
A Lei sperimentato e felice ricercatore, non occorre dir altro. E' tempo di ritrarre dall'oblìo i nostri morti, oggi in specie che si tenta di rinnovare la trista leggenda che noi fummo... conquistati!!! Aspettando una sua gradita, Le invio i miei più cordiali saluti".
Si ignora la risposta del Mirabella al Natoli. Quando quest'ultimo nel '27 pubblicò l'opera Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848­60 e, più tardi, il profilo commemorativo Calatafimi sul giornale palermitano "L'Ora" del 15 maggio 1940, si limitò a ricordare - e con qualche inesattezza - i nomi dei morti e dei feriti siciliani che una generica tradizione storiografica ripeteva monotonamente.
Lunghe ricerche mi hanno condotto a una attenta ricognizione dei morti e dei feriti tra quei volontari del Trapanese che parteciparono alla battaglia di Calatafimi. Non mi consta che sia stata compiuta prima d'ora una tale ricognizione, e con i risultati a cui io sono pervenuto.

* * *

In una corrispondenza, inviata il 18 maggio 1860 da Marsala e apparsa sul giornale "L'Opinione" di Torino dieCi giorni dopo, tra le "notizie sicure del combattimento di Calatafimi", vi è questa: "I volontari [siciliani] ebbero due morti e quarantanove feriti". Delle due la cifra che pecca per difetto è certo quella dei morti. Ed è credibile che il corrispondente sapesse solo dei due morti di Marsala e non degli altri caduti nativi di altre città del Trapanese.
L'Oddo Bonafede - testimone della battaglia - ricorda 12 morti solo tra gli ericini e 35 feriti.
Il De Grazia Grasso cita tre dei morti, Agosta, Oresti e Rindello, e si limita ad aggiungere che morirono "altri siciliani".
Sono almeno questi i morti da me accertati:
Carlo Bertolino e Gaspare Colicchia (Marsala).
Francesco Agosta (Monte S. Giuliano, oggi Erice).
Antonino Rondello, e non Rindello (Paceco). Per G. Mistretta Di Paola (I fratelli S. Anna, Alcamo 1962, p. 65), era della squadra dei Sant'Anna. In un documento, forse del 1860, indicatomi dall'amico Alberto Barbata, Bibliotecario Comunale di Paceco, è cenno della richiesta di pensione da parte di "Rosa Valentino, domiciliata a Paceco, la quale per dette un figlio di nome Antonino (Rondello), morto per la patria".
Salvatore Aleo (Salemi), morto il 7 ottobre 1860, in conseguenza delle ferite di Calatafimi.
Giuseppe Oresti, un tale soprannominato Aquila Orba e Antonio Rizzo (Trapani), che nella G.U. è tra i Mille e figura "morto combattendo al Pioppo, vicino a Palermo, il 21 maggio 1860". In un documento, da me trovato nell'archivio comunale di Trapani, la vedova, Anna Passalacqua, attesta che è nato a Trapani il 20.2.1824 ed è morto il 15.5.1860 a Calatafimi.

* * *

Furono certo più dei 20 da me accertati i feriti di Calatafimi. Tra di essi mi risultano:
un a1camese: Stefano Sant'Anna, che il 2.9.1861 i chirurghi alcamesi Giuseppe Mistretta e Onofrio Giovenco attestano di aver curato per ferita da arma da fuoco nel braccio sinistro, "riportata nel maggio 1860 e nella gloriosa campagna di Calatafimi" (Mistretta, op: cit., p. 135).
Un calatafimese: Giuseppe Torreggiani:
Tre marsalesi: Antonino Barraco, Antonino Giubbardo e non Cibaldo, Simone Marino (di Marsala). Il Barraco risulta curato a Vita per "ferita di proiettile al sopracciglio" e "partito per Palermo il 10.6.1860". Anche il Giubbardo risulta curato a Vita per "ferita grave alla spalla" e "partito per Palermo il 22.6.1860" (La Colla, op. cit.).
Sette ericini: Giuseppe Coppola (ferito alla mano; medaglia d'argento), Antonino D'Aguanno (...), Bartolomeo Ditta (ferito alla mano sinistra), Vito La Porta (ferito alla gamba), Salvatore Pace (ferito al braccio destro), Pietro Rizzo (ferito alla bocca), Antonino Tilotta (ferito al braccio destro), nomi che ho tratto da un elenco manoscritto, nella Biblioteca comunale di Erice, per la cortesia dell'amico prof. Vincenzo Adragna.
Sette partannesi: Giuseppe Cangemi, Luigi Cangemi, Giuseppe Catalano, Nicolò Messina, Ignazio Pandolfo, Pietro Provenzano, Cannelo Rizzo. Secondo il Figlioli (Marsala nell'epopea garibaldina, Marsala 1916, p. 347), il Pandolfo fu "ferito alla guancia sinistra".
Un vitese: Vito Genova. Curato a Vita per "ferita grave di proiettile alla spalla", partì per Palermo il 21.8.1860.
In un documento da me consultato, il commissario governativo della provincia di Trapani intercede presso il governo dittatoriale per "il ragazzo Vito Genova, di Vita, ferito mentre teneva il cavallo del generale Garibaldi", e lo prega di non far "tornare nella pubblica via, senz'alcun soccorso, quest'ardito giovinetto" (busta 37 dell'Arch. militare di Sicilia nell'Arch. di Stato di Torino). Con altro documento (busta 134, nello stesso Arch.), il successivo 30 agosto, il governo chiede al Consiglio di reclutazione se da Salemi siano giunti a Palermo il "prigioniero napolitano Vincenzo Convinto e Vito Genova di Vita", che qui - però - è detto "ferito mentre tratteneva il cavallo di un Uffiziale piemontese".
Al Genova il Consiglio comunale di Vita il 9 novembre 1928 deliberò d'intitolare una via cittadina, "con la motivazione che, appena sedicenne si unì a Garibaldi in Salemi e combattè valorosamente, rimanendo ferito a Calatafimi".

Pietro Adamo (Calatafimi).
Antonino Colombo (Calatafimi).
Giuseppe Coppola (Monte San Giuliano, oggi Erice).



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Proprietà letteraria
riservata all'Autore


Ringrazio l'amico
Salvatore Gallitto
per il suo vivo
e sincero amore
per il prof.
Carlo Cataldo













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