Salvatore Costanza


la copertina del libro

la copertina


© Copyright 1989
Arti Grafiche Corrao



via Valenza, 31
Trapani
Finito di stampare
nel settembre 1989



Ringrazio l'amico
Vito Accardo
per avermi portato
alla conoscenza
di questo libro



Questa ricerca storica riproduce, con ampliamenti e integrazioni, l'omonimo studio pubblicato nel fascicolo speciale dei «Nuovi quaderni del meridione» dedicato alla rivoluzione palermitana del settembre 1866 (n. 16, ottobre/dicembre 1966, pp. 419-38).





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PROSPETTI RIASSUNTIVI DEL CATASTO DI CASTELLAMMARE (1842-44)


ALLE ORIGINI DELLA MAFIA


Corrispondenza da Alcamo sulle «camorre» locali. (Da «Diritto e Dovere», Trapani, 11 ottobre 1864).

Alcamo 24 settembre «1864»

Credo non sia in tutta la nostra provincia chi non sappia, come da circa un anno la pubblica sicurezza di questo paese andasse migliorando con crescen­te movimento da aprire una fonte di ristoro agli animi tra vagliati dalle inenar­rabili violenze de' due anni precedenti. Sia che la legge Pica fosse stato un mezzo piu pratico di tutte le filosofie de' dottrinari a rendere meno audace la bassa forza dell'esercito malandrinesco; sia che la lunga e sanguinosa esperienza del passato avesse finalmente indotte le autorità governative a non farsi accalappia­re da' capitani; fatto è che le nostre migliorate condizioni sono state capaci di rialzare lo spirito del paese, ed atteggiarlo in guisa che mentre il proprietario ed il trafficante han potuto attendere discretamente a' loro affari, un nuovo principio di vita pubblica è venuto anche infondendosi nel cuore del cittadino, il quale in quest'anno, per la prima volta, ha osato discutere la infallibilità del nostro Municipio, e tentare di costituire una società di onesti operai e mostrarsi vivo nelle elezioni comunali e provinciali.
Senza ingratamente sconoscere questi benefici, oggi però un doloroso fenomeno si presenta alle meditazioni de' miei concittadini. Negli ultimi giorni di agosto mentre si godeva cosi una quiete relativa, tutto a un tratto non so ben dire se sette o otto omicidi vengono consumati; indi si rientra nella stessa quiete di prima. È una specie di meteora che passa, distrugge ciò che incontra e si cela per ricomparire quando meno si aspetta; o meglio un sintomo grave di malattia coperta che ti assale alla sprovvista senza che cure di medico sagace o compenso d'arte vagliano a prevenire. E si che Alcamo è veramente ammalato: ma qual è la cagione, se non unica, almeno principalissima di questo male? E come guarirlo? Ecco due importantissime ricerche a cui dovrebbe esser rivolta l'atten­zione di tutti gli amici dell'ordine molto piu ora che notizie inquietanti e di sinistro augurio ci pervengono sulla insicurezza di altre provincie.
Tutti costatano che il male sia la camorra; ma nessuno si cura di fame la diagnosi, di segnalarne la causa. Per salire all'origine di questo male bisogna per un momento riportarci ai luttuosi fatti di Castellammare. Fino da quel tempo gli uomini nuovi dovettero ceàere, per motivi che qui non occorre ricordare, agli assalti degli uomini del passato, i quali ben presto invasero il campo e prevalsero: fu una restaurazione, su per giu, ad uso '49. Quindi armeggiare di retrivi e clericali, baldanza di tristi e sbigottimento degli onesti. Quelli che viemmaggiormente si avvantaggiarono di tale incredibile trasfonna­zione furono i manutengoli e i protettori. A niuno è ignoto che costoro anche sotto i Borboni, tolti i nuovi soci di piu recente data, si dilettavano di aver comun ella coi ladri e gli assassini, di mettersi tra essi e il braccio della giustizia, di organizzare le loro imprese e nasconderli quanào perseguitati; di modo che quel governo immorale, prima di promuoverli e affidare nelle loro sperimentate mani la polizia, ad essi rivolgeva le sue dimande per avere consegnato qualche famoso ribaldo, se non avessero voluto essi stessi andare in gattabuia. Torna­rono per ciò al turpe mestiere: e questa volta colla ebrietà della vittoria e col furore di piena conquista.
Chi avesse animo si saldo da resistere al racconto dell'atroce tragedia che segui in quei giorni in Alcamo, apra le piu aride statistiche di questo giudicato mandamentale, comunque non contengano la ventesima parte de' delitti allora perpetrati; apra anche quella dell'ultimo periodo da ottobre 1862 ad ottobre 1863: vedrà in questa soli 32 assassinj, 12 omicidi mancati, 17 ferimenti, 3 ribellioni contro la forza pubblica, proclami reazionarj con provocazioni a commettere reati contro la sicurezza dello Stato e del paese; vedrà incendi, devastazioni, morti di uomini pel semplice sospetto d'essersi querelati colla giustizia, oltre i furti, le grassazioni, i ricatti e le infinite componende che in quel tempo lacrimevole non potevano essere denunziati al potere giudiziario di cui era estinta perfino l'apparenza: vedrà insomma che importi tirannide malandri­nesca. A me basti soltanto lo stabilire che come que' tempi violentissimi non trovano riscontro in alcun paese della provincia, casi le cause che li produssero devono essere state estraordinarie ed eccezionali.
E per vero, non è forse eccezionale la nostra situazione quando non v'ha paese in cui la turba dei retrivi e de' clericali sia cosi numerosa, audace e impudente? E dov'è poi una combriccola di manutengoli e protettori cosi influente come la nostra, i di cui precedenti sien tali da disgradare quelli de' piu famigerati assassinj? Son queste le cause principali che alimentano la fetentis­sima piaga àella camorra, e che la rendono cancrenosa. La turba soffia diabo­licamente ed apertamente col mantice del discredito; e la combriccola mette legna al fuoco materialmente. Accentuo la parola poiché intendo che tra la causa morale e la materiale la differenza sia grande; anzi io credo che la influenza della prima sarebbe nulla se non fosse una semplice emanazione della seconda, dacché essendo i manutengoli e i protettori, com'è naturale, i piu sfegatati borbonici hanno cosi un punto di contatto per intrecciare le loro oscene danze: ma la causa diretta materiale, replico, è la sola combriccola. Siano di prova le mediazioni da essa interposte tra' tormentati e i tormentatori, le garenzie offerte e gli attestati di buona condotta rilasciati in pro di parecchi camorristi che oggi trovansi condannati a' lavori forzati o a domicilio coatto, e le vigliaccherie dell'anno scorso per non fare arrestare anche i malviventi dalle truppe che da qui passarono. l malandrini pescano nel torbido, è vero, ma essi soli senza l'appoggio e l'eccitamento della celebre combriccola non sarebbero stati capaci di creare quello stato di cose, come non lo furono in tempi un poco piu lontani, e in altri luoghi; molto piu che il contingente regalatocene dal Borbone non è stato per noi né piu poderoso né piu feroce di quello toccato a tutti gli altri comuni; e molto piu ancora che l'indole pacifica del nostro popolo minuto, eminentemente agricolo, non è per nulla acconcio a fare attecchire questa lugubre gramigna cento volte piu di quanto è avvenuto altrove.
Ma in quello che sono per dire sia la prova migliore che i manutengoli e i protettori siano la cagione principalissima della insicurezza. Per essi - vedete strano contrasto! - mentre questo disgraziato paese era preda allo scompiglio degli ultimi due anni, si menava una vita d'incanto, s'andava di bene in meglio; di maniera che se taluno ardiva turbar loro il sereno di quella vita gli saltavano al collo con un nuvolo di bestemmie e di maledizioni. Al contrario, mancata l'allegra compagnia de' loro piu fidi guardacorpo, e riacquistata un po' di tranquillità, tutto per essi divenne atonia, s'andò di male in peggio, e comincian­do a gridare allo scandalo, allo arbitrio, finirono - se piu candidi o impudenti non so - per rimpiangere i passati tempi, cioé quelli del 1862 e 1863, insinuando de' turpi paragoni, facendo correre ogni giorno qualche strana notizia che avvilisse e impaurisse gli onesti, e allo stesso scopo spacciando clandestinamen­te elenchi di certi reati non avvenuti mai, o avvenuti per la massima parte in quei due anni o fuori provincia, e per quelli avvenuti in questo mandamento tacendo le circostanze, gli accidenti e per fino le non poche e pubbliche ripara­zioni ottenute. Direbbesi che cotesti eterni nemici dell'umanità a misura che la pubblica sicurezza venisse crescendo di estensione e di vigore, si studiassero di rendersi piu insolenti e furibondi col reo talento di decomporre e distruggere tutto ciò che si è fatto in un anno, di mettere la confusione negli animi appena appena usciti da quella procella di mali, onde cosi raccogliere a man franca le sparse reliquie malandrinesche, congiungerle di nuovo e riandare le orme del terrore lasciatesi dietro. Ma vivaddio! il bisogno della sicurezza assoluta è si universalmente sentito che costringere il governo a darcela ad ogni costo non piu si stima ardimento ma vero e beninteso amore di libertà.
Ora è facile immaginare che con tali elementi di disordine saranno sempre presso a poco inevitabili quei colpi di scena di cui siamo stati spettatori negli ultimi giorni di agosto; e la sola cosa a meravigliarsi si è che siano durati cosi poco, e che non abbiano preso quel carattere spaventevole dei passati tempi; imperocché il Governo ha mancato finora di colpire là dove bisognava risolu­tamente colpire. Fortuna per noi che la combriccola sia stata scacciata finalmen­te dal sacro tempio della giustizia, dove ardiva presentarsi con mal camuffato zelo; dacché la sua scandalosa condotta è stato un terribile ma potentissimo modo di convincere le autorità che le buone parole erano una maschera che per lo piu ricopriva i tristi fatti; e che le cerimonie erano quel canto che si suoI dire della Sirena per rodere le ossa di chi le presta orecchio. All'aperta inimicizia di lei si deve il miglioramento della sicurezza piu presto che all'allontanamento di quello sciame di miserabili di cui fummo liberati; non altrimenti che all'aver­la irritata cogli spilli e non colpita mai si deve la esplosione di qualche inaspet­tato e triste avvenimento; sicché veda il Governo come a quest'ora la sicurezza procederebbe con passi piu franchi e risoluti nella via del perfezionamento se invece di menar colpi alle braccia solamente si fosse schiacciata anche la testa.
Chi ci assicura intanto che alla prima occasione non saremo da capo, mentre la cancrena è sempre li che minaccia di guadagnarci il cuore? Basta una falsa vittoria del partito retrivo perché si creda opportuna la occasione; basta una recrudescenza di delitti anche in altre provincie; basta qualche pietoso perdono della giustizia dalle maniche larghe. Non c'è accorgimento o forza di autorità che basti; per la cancrena ci vuole il ferro del cerusico. Cosi da un anno si sono arrestati con piu felice successo i commetti tori materiali de' reati, ciocché prova sempre piu quanto sia benefica la inimicizia colla combriccola; ma non si sono curati che gli effetti. Per me io credo piu proficuo lo spedire in galera un paio di manutengoli che distruggere una banda di 20 assassini. Non è la stoffa da briganti che può mancare quando i telai e le macchine lavorano da mane a sera; sono i telai e le macchine che bisogna rompere se si voglia davvero liberare il nostro povero commercio anche dalla stoffa esistente che verrebbe subito consumata; altrimenti non giungeremo mai a nulla. Pensi adunque il Governo, senza tanti complimenti e mezze misure, di togliere sin dalle radici la cancrena della camorra, se desidera che per la gran patria italiana facessimo allegramente tutti i sacrifici cui siam tenuti.


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