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 BUSSOLA: Trapani Nostra - Libri - Salvatore Mugno

Tito Marrone - TEATRO - a cura di Salvatore Mugno





Tito Marrone

TEATRO

a cura di Salvatore MUGNO



Il Francobollo

Scena

Personaggi


IL VECCHIO

LA VECCHIA




La sera fredda di novembre scende nella piazzetta d'un paesino oppressa da nere case imbronciate. Nessuna bottega. Un solo lampione sporge duramente da un rozzo muro, sbattendo in terra la sua luce giallastra. Il vento sbuca da una viuzza, fa mulinello e fugge. Due vecchi cenciosi stanno accovacciati in un angolo, sopra un gradino.

IL VECCHIO - Che gelo! Queste mani non me le sento più.
LA VECCHIA - E non siamo ancora in inverno?
IL VECCHIO - Non è ancora inverno.
LA VECCHIA - Ventiquattro di novembre: la metà dell'autunno.
IL VECCHIO - Come fai, a ricordartelo?
LA VECCHIA - Ho più memoria di te: sono più giovane.
IL VECCHIO - Ma io mi ricordo di quando ero alto così. (fa un gesto)
LA VECCHIA - Anch'io. Abitavamo nel Vicolo della gatta.
IL VECCHIO - Vicino alla bottega del fruttivendolo.
LA VECCHIA - (sorridendo) Tu gli rubavi le noci.
IL VECCHIO - Per darle a te.
LA VECCHIA - Morì l'anno che Nunziata sposò il figlio della Sorda.
IL VECCHIO - Nunziata era una bella ragazza.
LA VECCHIA - Ti piaceva, eh?
IL VECCHIO - Meno di te, che t'ho sposata.
LA VECCHIA - Ora sono brutta.
IL VECCHIO - Quante buone giornate abbiamo visto insieme!
LA VECCHIA - Tu, che te ne andavi all'osteria, con gli amici… Io, queste buone giornate, non me le ricordo.
IL VECCHIO - Vuoi lamentarti ch'eri giovane?
LA VECCHIA - Mi lamento che mi lasciavi sola.
IL VECCHIO - Quando eri sola cantavi!
LA VECCHIA - Lavoravo.
IL VECCHIO - E cantavi!
LA VECCHIA - Per far passare il tempo.
IL VECCHIO - Allora, passava presto: ora, non passa più.
LA VECCHIA - Perché siamo vecchi. Quando sei giovane, non t'accorgi di nulla. (pausa)
IL VECCHIO - Hanno incontrato tuo figlio.
LA VECCHIA - (sussultando) Chi te l'ha detto?
IL VECCHIO - Marco. L'ha visto suo genero, ch'è andato laggiù.
LA VECCHIA - Non ci pensare.
IL VECCHIO - Sta ancora laggiù.
LA VECCHIA - Come si chiama, quel paese?
IL VECCHIO - Me l'hanno nominato ma non me lo ricordo.
LA VECCHIA - E poi… se anche te lo ricordi…
IL VECCHIO - Padre e madre, non esistono più per lui.
LA VECCHIA - Come se l'avessero portato gli zingari. (pausa)
IL VECCHIO - Io gli farei scrivere.
LA VECCHIA - Da chi?
IL VECCHIO - Dal canonico, che l'ha tenuto a scuola.
LA VECCHIA - Ma se è morto, il canonico!
IL VECCHIO - Quando è morto?
LA VECCHIA - La vigilia di San Giovanni.
IL VECCHIO - Per questo, non si vedeva più.
LA VECCHIA - Requiescat.
IL VECCHIO - Ci sarebbe… il sindaco?
LA VECCHIA - Ci parli tu, col sindaco.
IL VECCHIO - Lo saluto sempre. Glielo farei dire…
LA VECCHIA - Da chi?
IL VECCHIO - Dal signor Alfredo.
LA VECCHIA - Al signor Alfredo, gli è scappata la figlia.
IL VECCHIO - Quella con l'occhio storto?
LA VECCHIA - Ma no: Carolina è sempre in casa. L'altra, la rossa.
IL VECCHIO - Una bella ragazza.
LA VECCHIA - Tutte belle sono per te. Che ne puoi sapere?
IL VECCHIO - La vedevo, qualche domenica, alla porta di San Lorenzo, dopo la messa.
LA VECCHIA - Ora non la vedrai più. Se l'è portata via un conte, in automobile.
IL VECCHIO - Era buona; mi faceva l'elemosina.
LA VECCHIA - (con acredine) Era una civetta. (pausa)
IL VECCHIO - Allora… aspettiamo che si ricordi lui.
LA VECCHIA - Non se ne può ricordare. La strega gli succhia il sangue.
IL VECCHIO - Dicono che l'abbia sposata.
LA VECCHIA - Ne avrà sposati dieci, quella!
IL VECCHIO - Che ci vuoi fare?
LA VECCHIA - Niente. Ma tu perché me ne parli?
IL VECCHIO - È tuo figlio.
LA VECCHIA - Tuo figlio. Rassomiglia a te. Correva dietro a tutte le donne.
IL VECCHIO - Sei in collera con lui.
LA VECCHIA - Penso che devo lavare il sudiciume dei signori, se voglio un pezzo di pane. Lo sai che ho settant'anni?
IL VECCHIO - E io, a settantacinque, non domando l'elemosina?
LA VECCHIA - L'elemosina non ti stanca.
IL VECCHIO - Te l'ho detto sempre: vieni anche tu. Ti metterai all'altra porta della chiesa, e poi ce n'andremo insieme.
LA VECCHIA - Alle donne, l'elemosina non la fanno. Quando sono giovani, se le portano via, con l'automobile…
IL VECCHIO - E pensare che se lui volesse…
LA VECCHIA - Non vuole.
IL VECCHIO - Marco ha saputo che guadagna…
LA VECCHIA - Tutto a quella dannata. Io sono morta per lui. (china il capo)
IL VECCHIO - (curvandosi a guardarla) Perché piangi?
LA VECCHIA - Non piango. È il vento.
IL VECCHIO - Gli faccio scrivere?
LA VECCHIA - E fagli scrivere!
IL VECCHIO - Domani, porto un francobollo al marito di Filomena. Me lo farà, questo piacere.
LA VECCHIA - Bada che quella gente è capace di rivenderselo, il tuo francobollo.
IL VECCHIO - No: vado a impostare io stesso.
LA VECCHIA - Quanto costa, un francobollo?
IL VECCHIO - Non lo so.
LA VECCHIA - Lascia stare, Totò. Dammi i soldi. Andiamo a prenderci due tazze di caffé caldo da Filomena.
IL VECCHIO - Ora?
LA VECCHIA - (animandosi) Ora, sì. Ma non te l'ho detto che oggi è il ventiquattro di novembre?
IL VECCHIO - E che vuol dire?
LA VECCHIA - Non ti ricordi?
IL VECCHIO - No.
LA VECCHIA - L'anniversario! Ci siamo sposati un ventiquattro di novembre… La chiesa con tanti fiori…
IL VECCHIO - Ah! (le si avvicina di più)
LA VECCHIA - E un anno dopo… il bambino nostro…
IL VECCHIO - (cercando di sollevarla per un braccio) Andiamo, Maria, andiamo.
LA VECCHIA - No… lascia stare… (scoppiando in singhiozzi) Compra il francobollo…

pagina a cura di    Gigante Lorenzo Maurizio    per Salvatore Mugno

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