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 BUSSOLA: Trapani Nostra - Libri - Salvatore Mugno

Tito Marrone - TEATRO - a cura di Salvatore Mugno





Tito Marrone

TEATRO

a cura di Salvatore MUGNO



Si chiude

Scena

Personaggi


LA GOVERNANTE

LO SCRITTORE

LA FOGLIA

UN LIBRETTO

UN LIBRO

UN TARLO

UN MEDICO

UNA DONNINA

IL MARITO

DUE BIMBI

IL CAMINETTO

UNA DONNETTA NUDA

UN UOMO CELEBRE

I VOLUMI

NAPOLEONE

UN GRUPPO D'INGLESINE

UN CONTEMPORANEO

UN UOMO AUSTERO

LA LUNA

IL FIORE APPASSITO

UNA GUARDIA


Lo studio di un vecchio scrittore. Egli è rannicchiato in una poltrona di cuoio.
Nel fondo, una finestra aperta, che dà sopra un giardinetto pubblico.
Verso il tramonto.

LA GOVERNANTE - (entrando, con un vassoio) Ecco il té.
LO SCRITTORE - Non l'ho domandato.
LA GOVERNANTE - È l'ora solita.
LO SCRITTORE - Non è l'ora solita.
LA GOVERNANTE - Le cinque precise. (indicando l'orologio della parete, che fa sentire i suoi tocchi) Vede?
LO SCRITTORE - Sì, l'ora solita; ma di un giorno insolito.
LA GOVERNANTE - Non si sente bene?
LO SCRITTORE - Non potrei star meglio.
LA GOVERNANTE - Allora… chiamerà, quando è comodo (fa per andarsene)
LO SCRITTORE - Non chiamerò.
LA GOVERNANTE - Ha bisogno di nulla?
LO SCRITTORE - Non ho bisogno di nulla.
LA GOVERNANTE - E se vengono… quelle signorine?
LO SCRITTORE - Mandatele via.
LA GOVERNANTE - Con che scusa?
LO SCRITTORE - Trovatela voi.
LA GOVERNANTE - Lo distraggono.
LO SCRITTORE - M'infastidiscono.
LA GOVERNANTE - (sorridendo) Lei gli fa la corte.
LO SCRITTORE - Loro… la facevano a me.
LA GOVERNANTE - Se si fosse sposato…
LO SCRITTORE - Ma che avete?
LA GOVERNANTE - Sua moglie sarebbe impazzita per la gelosia: ecco.
LO SCRITTORE - Quelle non sono donne.
LA GOVERNANTE - Già. E mi saprebbe dire che cosa sono?
LO SCRITTORE - Colori che parlano.
LA GOVERNANTE - Ma se non fossero così verniciate…
LO SCRITTORE - Oh! Non avrebbero il coraggio di aprire la bocca.
LA GOVERNANTE - Perché le fa venire?
LO SCRITTORE - Non verranno più.
LA GOVERNANTE - Starà meglio?
LO SCRITTORE - Starò peggio; ma non importa.
LA GOVERNANTE - Capisco: vuol rimanersene solo.
LO SCRITTORE - Non sono io che lo voglio.
LA GOVERNANTE - Per lavorare.
LO SCRITTORE - Per non far più niente.
LA GOVERNANTE - Non capisco (pausa) Mi chiamerà, quando avrà bisogno di me.
LO SCRITTORE - Non ne avrò bisogno.
LA GOVERNANTE - (ridendo) Sa… io non sono come una di quelle.
LO SCRITTORE - Come nessuna.
LA GOVERNANTE - È un'offesa?
LO SCRITTORE - Un elogio.
LA GOVERNANTE - Grazie. (esce)
LO SCRITTORE - (come se riprendesse un colloquio interrotto) Dicevamo… No: non dicevo nulla. Crepuscolo d'ottobre. Sessantaquattresimo autunno. Troppi! (un improvviso fruscio negli alberi, mosso da un alito di vento, che si trasforma in un mormorio di violini) Cadete, cadete, mie care. (una fogliolina entra, volteggiando e si posa su lo scrittoio) Oh! Sei venuta a trovarmi? Come ti chiami, piccina? Sembri una zampa di palmipede schiacciata. (la prende tra le dita, per osservarla)
LA FOGLIA - Lascia stare le analogie. Ero lassù, spenzolante da quell'albero che voi chiamate platano.
LO SCRITTORE - E come si chiama, dunque?
LA FOGLIA - Non ha nome. La malattia dei nomi appartiene agli uomini.
LO SCRITTORE - Ma anche tu li chiami: uomini.
LA FOGLIA - Per farvi piacere.
LO SCRITTORE - Il piacere non è grande. Uomo non avrei voluto essere.
LA FOGLIA - E che cosa? Come me forse? Tanto, facciamo la stessa fine.
LO SCRITTORE - Non è vero. Disfatti l'una e l'altro, vorresti dire. Ma noi, ma io…
UNA MASCHERA ANTICA - (dalla parete) Lui ha compreso il mondo, e lo ha rivelato. Tanto tempo, che lo vedo affannarsi qua dentro! Posso dirlo.
LO SCRITTORE - Tu hai sempre guastato l'opera mia, con quella inesorabile faccia d'idiota.
LA FOGLIA - Ha rivelato il mondo. Ha creato anche me, vero?
LO SCRITTORE - Certo. Senza di me, saresti in te; non in noi.
LA FOGLIA - Non m'avete fatto un gran regalo.
LO SCRITTORE - Gli altri... non lo so, ma io…
LA FOGLIA - Tu, come tutti. Immaginate che esistiamo per il vostro servizio. E invece…
LO SCRITTORE - E invece?
LA FOGLIA - Se ti dicessi che siete voi - che sei tu, poiché ci tieni a stare da parte - a esistere per il nostro divertimento?
UN LIBRETTO - (aprendosi un poco) Senti, maestro? E avevi scritto, in una certa mia pagina, che il mondo l'hanno creato i poeti.
LO SCRITTORE - Sta' zitto. Caro libro mio, pensavo già di fare una seconda edizione. Dovrai abbandonarla, quella vecchia pellaccia.
IL LIBRO - (richiudendosi) Ma anche la seconda edizione finirà mangiata dai tarli.
UN TARLO - (dall'interno di una colonnina d'angolo) I libri, a lungo andare, sono indigesti. Ho pensato di cambiar cibo.
UN MEDICO - (inquadrato da una funebre cornice) Bene: lo consigliavo a tutti i miei clienti.
IL TARLO - E ora non lo consigli più?
IL MEDICO - Rassicurati: sono morto.
IL TARLO - M'interessano solo i tuoi clienti.
IL MEDICO - Morti anche loro. Ma io non ne ho colpa. Vivevano intorno al milleottocentoquindici.
UNA DONNINA - (dentro un piccolo ovale azzurro) Come si stava bene!
IL MEDICO - Silenzio, nonnetta!
LA DONNINA - Screanzato... Qui avevo diociott'anni.
IL MEDICO - Ma dopo? La vita cammina sempre verso la morte.
LA DONNINA - Dopo, non m'interessa. Io sono rimasta così, dentro di me.
IL MARITO - (da una cornice scrostata) Ma sei anche dentro di me, Angela Maria! E che rovina ci hai fatto! (lieve musica d'arpe)
DUE BIMBI - (invisibili) Babbo, non offendere la mamma, che ora è con noi.
IL MARITO - E voi, piccini, dove siete? Vi avevo dimenticati.
IL CAMINETTO - Malinconie.Io aspetto l'inverno per rallegrarvi col fuoco. (scoppiettio di tamburi)
UNA DONNETTA NUDA - (raffigurata in un piccolo bronzo) L'inverno... Per morire di freddo.
LO SCRITTORE - Tu, Esperina, sei l'immagine della mia arte: perciò stai qui.Nuda, come quella.
LA DONNETTA NUDA - Non potresti darmi un po' di velo?
MOLTI VOLUMI - (dagli scaffali più vicini) Qui, qui, maestro. Prendi pure qualche pagina da noi, come al solito.
LO SCRITTORE - Sciocchi! Trasfiguravo.
UN UOMO CELEBRE - (dal suo busto di marmo) Anche io dicevo così. E ho fatto una bella fine.
I VOLUMI - Che t'è accaduto? Siamo curiosi di saperlo.
L'UOMO CELEBRE - Si accapigliavano, per conoscere chi fossi veramente. Ma è anche il destino di Shakespeare.
L'OROLOGIO - E, ora, che sei? Ieri, per me, non conta.
L'UOMO CELEBRE - Si sono finalmente messi d'accordo. Un mito.
NAPOLEONE - (di coccio, dall'alto di una scansia polverosa) Come me.
UN GRUPPO D'INGLESINE - (occhieggiando da un album aperto) Shocking! Tu annusi tabacco…
NAPOLEONE - Lo faccio, perché non sfigurino gli attori cinematografici che m'impersonano.
UN CONTEMPORANEO - (da un'accigliata fotografia) Tu non puoi lamentarti, Napoleone. Non hai una sola esistenza; ma cento, mille, infinite: quante te ne danno i libri che hanno scritto di te. Fortunato!
UN FILOSOFO - (nascosto forse in una bottiglia di cognac) Con una leggera variante: uno, centomila e nessuno. Il trionfo di Pirandello.
UN UOMO AUSTERO - (ritratto con le braccia conserte) Ahimè, il teatro d'oggi mi disgusta.
I DISEGNI DELLA TAPPEZZERIA - (che ne hanno viste tante) E, a casa tua, che cosa si rappresenta?
L'UOMO AUSTERO - Non mi riguarda. Ci stavo di rado.
UN FIORE APPASSITO - (sporgendosi da un libriccino dorato) Andava da una dolce amichetta? E, un bel giorno, mi dette a lei. Ma io almeno faccio penitenza. M'hanno messo a segnare la preghiera degli agonizzanti.
L'UOMO AUSTERO - Ti proibisco!
UN FIORE APPASSITO - Che cosa? Sei morto tu, è morta lei, sono morto anch'io…
LA LUNA - (affacciandosi dalla finestra) Io sono immortale. (Le cose ammutoliscono. Improvvisamente, lo scrittore china il capo sul petto. Suoni aspri di trombe)
LA GOVERNANTE - (entrando) Signore… signore… (Si ferma, vedendo l'uomo immobile. Poi si avvicina, lo tocca. S'accorge che è morto. Urla.) Aiuto! Aiuto!
LA GUARDIA - (dal giardino sottostante) Silenzio! Si chiu… de…

pagina a cura di    Gigante Lorenzo Maurizio    per Salvatore Mugno

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