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 BUSSOLA: Trapani Nostra - Home - PLS - Patrizia Lo Sciuto - le parole, le poesie

E' VIETATA LA RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE DEI TESTI SENZA LA PREVENTIVA AUTORIZZAZIONE SCRITTA DALL'AUTRICE. patrizia.losciuto@gmail.com

Patrizia Lo Sciuto

Navigando nell'aperto mare di internet mi sono soffermato tra le pagine del blog di una trapanese e come quando si mangiano le ciliegie non ho potuto fare a meno di leggere i suoi testi uno dopo l'altro senza riuscire a fermarmi.
Letto il primo mi incuriosiva il secondo e dopo il terzo, e così via sono arrivato in fondo alla pagina.
Purtroppo il cestino si era svuotato e ho deciso di complimentarmi con lei per il sapore di quelle ciliege che è riuscita a darmi e per il lavoro svolto, tramite la solita e-mail, con la proposta di poter pubblicare i suoi scritti in questo sito.
Detto fatto
Ora sta a voi leggerli e catturare in quelle parole, il gusto tra amore e odio per la nostra Città.

lorenzo

15 maggio 2008

No polveri, no macerie

Piantina della città di Trapani


2 maggio 2008

Artigiana del corallo
veduta di Trapani

8 marzo 2008

La "scinnuta" a Trapani
particolare della Sacra processione dei Misteri di Trapani


6 marzo 2008

Ma tu, a cu apparteni?
le mosche trapanesi

5 marzo 2008

La signora Trapani
Trapani galleggia sul mare


9 febbraio 2008

Porto di Trapani ore 7:05
vista sul porto


9 febbraio 2008

Salvati Trapani
interno del teatro Garibaldi

1 marzo 2008

Ho aperto gli occhi:
pulisco gli occhiali.
Voglio vederci meglio


30 gennaio 2008

La mia torre che segna la fine
Trapani Torre di Ligny


21 gennaio 2008

Davanti alla Colombaia
Il Castello di Mare (Colombaia)


19 gennaio 2008

La cassata siciliana
la cassata siciliana (dolce tipico trapanese)


17 gennaio 2008

A te, Trapani
Il Castello di Mare - notturno (Colombaia)


11 gennaio 2008

Grazie terra mia

1 gennaio 2008

Perle - Tre Parole


1 gennaio 2008

La signora Trapani, il porto,
il pesce e Marrakech
Il porto di Tapani


2007

Con le mani potrò mai bere?

2007

Io spero


Luglio 2007

Dove eravate?
Casina delle Palme


2007

Ti ricordi?
pescheria

No polveri, no macerie


(ndr:) devo ringraziare GIURAL per avermi dato la possibilità di conoscere questi video
pubblicati su YouTube e la carissima Patrizia che me li ha segnalati.
"I bombardamenti su Trapani
nella 2 Guerra Mondiale"

La mia città subisce una guerra silenziosa

ogni giorno

no polveri, no macerie.

I morti sono quelli del cuore,

che vivono

guardando in silenzio

abbracciati a Spes, ultima Dea



15 maggio 2008 - PLS

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Artigiana del corallo

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veduta di Trapani

il corallo nel nostro mare

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Le sorti della mia terra sono nelle mani di chi ha il potere, sappiamo che i poteri vengono da più parti. Mi auguro che un movimento culturale, non politico, un vero movimento di persone, possa uscire gli artigli e graffiare per difendere il territorio, in modo che, se i nostri governanti si alzano la mattina e decidono di mettere una statua in un determinato posto, si possano impedire bruttezze irreparabili. Bisognerebbe che questo movimento stia sempre a controllare tutto, come un supervisore dell’operato di una amministrazione. E’ faticoso; le persone che sono motivate, ad esempio a Trapani, che si espongono davvero senza paura e senza timore non sono tantissime... L’assenza assoluta di dialogo tra istituzioni e associazioni, tra governanti e comunità cittadina, hanno portato e portano la nostra città ad una virale apatia.
Si soffre se si aprono davvero gli occhi fuori dal centro storico. O allora bisognerebbe proteggersi e non guardare più? Lasciar fare e continuare a stare zitti?
L’identità di una città è la sua carta vincente per il turismo, il commercio (sempre meno artigianale a Trapani), per l’immagine tutta di questa nostra Signora Trapani che la si vuole appassionata di vela quando invece è un’ artigiana del corallo.


2 maggio 2008 - PLS

La "scinnuta" a Trapani

Lascio l'auto alla Marina, bellissimo lungomare di Trapani dove l'estate i veri trapanesi vanno con bevande e sedie sdraio sottobraccio a prendere aria salmastra. Oggi il vento soffia forte maestrale e la pioggia piange dal cielo. Percorro le stradine e cammino su travi di legno posate sul basolato in rifacimento. Via San Francesco. L'aria fredda ghiaccia il mio sguardo che si posa sulle pareti delle case che fanno da sfondo a qualche sacchetto sospeso della munnizza impiccata ad un gancio di ferro. Ore 19.00. Le note lontane di tromba stridente si fondono allo scandire dei miei passi bagnati. Mi avvicino alla Chiesa e alla banda, riconosco la melodia che da bambina amavo ascoltare nel venerdì, quello che viene una volta l'anno. Gradini di marmo gremiti di anime, li salgo. Sono in Chiesa. Riconosco qualcuno e scendo fin giù vicino all'altare. Libera una sedia di fronte al nobile volto della Madonna. Non ascolto mai davvero le parole che si dicono in Chiesa, non perché io non voglia, ma perché mi distraggo, penso ad altro. Il mio pensiero si muove come un cavallo rampante. Oggi no, ho deciso di ascoltare con il cuore le parole e il loro senso. E' il giorno della scinnuta della processione dei Misteri di Trapani, è la scinnuta del mio mistere. E' mio poiché appartiene al Popolo ed io sono individuo del Popolo, del Popolo Trapanese. Ascolto ad occhi chiusi per afferrare parole che sento molto profonde sul significato della verità. A pochi passi da me osservo il gruppo statuario "U signuri ca cruci n'coddu". Mi incanto davanti agli argenti lustrati che brillano avvolti dalla luce che illumina la Chiesa. Siamo lì tutti noi, Popolo, noi tutti uguali, senza alcuna distinzione, ricchi e poveri, vincenti e perdenti, personalità ed incogniti. Noi trapanesi siamo lì, siamo tutti uguali ad assistere alla "scinnuta" rito risalente al 1600, del gruppo più simbolico per me. Osservo la croce argentea settecentesca, cerco la sigla che l'argentiere trapanese lasciò a noi posteri, ma non la trovo. La messa continua ed ammiro la croce. Per un attimo mi sembra che tutto si animi, così come con movimenti oscillatori, il gruppo si anima il Venerdì Santo, abilmente annacato dai portatori. Gesù, dallo sguardo addolorato, porta la pesante croce. Rifletto sulla simbologia di quello che vedo. Mi sento come Simone di Cirene, che è chiamato a portare la croce e come lui non la voglio portare ma sono costretta a portarla. E' la croce della sofferenza che in modo diverso portiamo, ciascuno di noi. "Gesù offre la sua vita agli altri e porta la croce per noi tutti". Mi vengono in mente queste parole che il parroco di quella chiesetta di campagna mi disse durante una lontana estate degli anni 70. Riapro le orecchie e ascolto le ultime parole che vengono fuori dall'altoparlante: "Trapani, città della gioia e della pace"... Ammiro la Veronica e la dolcezza della sua espressione. Fuori dalla Chiesa ritrovo le note che avevo abbandonato, la banda è allineata. Mi accosto ad un "Ape" colorata dai palloncini sospesi e da caccavette bombate e simenze salate. E' questo per me l'aspetto più intenso, il sacro e il profano che si incontrano. Anche queste cose aiutano a rendere viva l'identità di una città. Il folklore, da folk: popolo e colore: sapere, è il sapere del Popolo. Perché il folklore è visto come negativo? Come un allontanamento dalla fede? Anzi! E' un avvicinarsi alle radici, è una forma di fede per le tradizioni, per gli usi e i costumi di un Popolo. Le tradizioni legate ad una processione come quella del Venerdì Santo a Trapani, dovrebbero essere valorizzate, messe alla luce come diamanti di una stessa parure. Il Popolo Trapanese, nel suo mistero e nella sua verità, potrà quindi riconoscersi in un' identità autentica, vicina all'essere umano.


2 maggio 2008 - PLS

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La confraternita di San Michele, un tempo apriva la processione dei Misteri


particolare della Processione dei Misteri di Trapani


particolare della Processione dei Misteri di Trapani


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Ma tu, a cu apparteni?

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mosche trapanesi



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Ovatta di nuvola bianca, la vedo sospesa nel vuoto. Colori dell'alba di rosa, d'arancio, di giallo, d'azzurro d'incanto. Il cielo ci svela misteri nascosti e anima pura di un mondo sognato. Sbrana la carne, divora le ossa, svuota budella di ventre affannato. Potere malato possiede ogni cosa. Contare e apparire, no "aneme e core". Ho visto di notte sorrisi furbastri e occhi di capra d'azzurro di mare. Ma dimmi, "Tu a cu appartieni?" Esser chi sei, non conta, non basta. Sei, perché sei figlio del cordaio, parli, perché tuo nonno conosceva il venditore di uova. Esser chi sei non serve oramai. E' bene sbafare, strafare e arricchirsi, potente tu sei e mastichi l'oro. Conosci la storia di imperi svaniti e sogni cuscini di sodaliti. Imperatore tu, da supermarket però e la reggia incantata la sogni di notte. Potere tua droga, tua macchina alla moda, tuo trench di marca, tuo slip tigrato. Chi sei? Ma dimmi chi sei? Che pensi la notte? Lo vedi chi siamo? Muoviamo le dita di mano tradita, solo per dare e mai domandare. Potere nascosto ci umilii noi tutti, serpente di abito nero, il giorno e la notte ci avvolgi nei flutti. Nomi, animali, città. Ricordi? Giocavi anche tu! Su via la "T". Dai pensaci un po'…Nomi con la "T", cose con la "T", animali con la "T" e città con la "T". Ma come non ricordi il nome della tua città? Dimenticato? Oubliée? Torino non è! Potere poi annienta, non mangi, non dormi. Chi ha detto così, chi dice colà. Potere ti oscura. Noi luce speriamo. Ma sai che ti dico? Di niente sei fatto, tu mosca di sterco di vacca, tu iena di scatola nera divori la carne ora morta. Vai via! Oggi e domani noi stiamo a guardare e a sperare. Sputiamo le ossa di agnello sacrificato e insanguinato.

6 MARZO 2008 - PLS

La signora Trapani

La mia città è molto particolare, è una signora distinta e nobile all'apparenza. A casa in certe stanze ha anche i topi e la spazzatura indistinta e mescolata ai gioielli preziosi di famiglia. Il suo salotto buono ha il pavimento lucido e vasi di fiori rosa, ma nelle antiche stanze ebraiche ha lavatrici arrugginite e un servizio di piatti di plastica sporchi di sugo tutti per terra. In bagno, laggiù sotto l'arco, i fiori crescono innaffiati di giallo. A volte coltiva sentimenti legati all'indifferenza, all'incredulità e alla superiorità. Questa signora in abito lungo è stanca, non ha fede e non ha speranza. La signora Trapani ha le mani sporche e unte e non ha ancora ben capito perché deve pensare alla sua "munnizza", perché deve mettere la plastica separata dal vetro e dalla carta. Deve perdere tempo così con queste cose! La signora Trapani dice sempre, sbagliando: "Tanto poi mettono tutto insieme!" E poi queste campane per la differenziata sono così lontane dalla sua dimora. Ce le ha sotto casa ma lei, con i suoi occhialoni neri da diva di Hollywood, non li vede. La signora Trapani frequenta personaggi ambigui. Le capita a volte di avere atteggiamenti teocratici, densi come la nebbia. A volte le sembra di stringere l'aria o di acchiappare le mosche. La signora Trapani pecca, dopo si batte il petto e si colpevolizza; tanto poi sarà perdonata. La signora Trapani ama la vela, ma dove attraccano le barche non le interessa... i moli potrebbero anche non essere di puro cemento. La signora Trapani "accuppuna" le magagne dei quartieri bronx, come Villa Rosina e Fontanelle sud e preferisce chiudere gli occhi suoi azzurri come il suo mare. Soffia lo scirocco, porta sabbia desertica, carte lasciate e dimenticate. Tradisce i suoi figli che le manifestano amore incondizionato quando in "falare" sporco di salsa, come sangue versato, va a letto con uomini brutti e puzzolenti. Tanto un compte rendu lo avrà sempre un giorno. La signora Trapani ama le coccole e la sua dolcezza è ammirevole, ma sa anche sparare di notte al buio o uccidere in un pomeriggio un onesto lavoratore di 22 anni. La signora Trapani dice che la cultura da lei non c'è, da lei non c'è mai niente. Non c'è un teatro degno di questa parola, e anche quando accoglie spettacoli e concerti "chiddri veramente beddri", si stupisce e dice: "Ma come mai questi artisti qui? Di Trapani?" La signora Trapani non s'interessa ai suoi lavoratori che perdono l'impiego, predilige allattare cuccioli lontani. Lei i soldi ce li ha e non perde tempo con chi non ce li ha. Si imbarazza quando i suoi parenti di Torino le dicono: "Ma quanti sportelli bancari da te!" Non ama sapere che i suoi studenti fanno i capricci nella sua dimora ma sa essere generosa e regalare la sua casa con profonda fede religiosa. Sta zitta, muta e medita. A casa sua non c'è criminalità organizzata, del resto si vive bene coltivando mentalità remote. La signora Trapani, l'acqua ce l'ha, ma a volte si lava un giorno si e due giorni no. "Accendi il motore!" Grida alla figlia. "Mamma oggi era giornata d'acqua ma si è rotto il dissalatore!" Non può bere però dal rubinetto e continua a pagare il suo prezioso bene senza parlare. La signora Trapani guarda la televisione e si sdegna quando la sua nobile immagine viene intaccata da fatti raccontati. Ma come si permettono di sporcare tutti i figli suoi belli? Madame Trapani in trench bogartiano parte allora alla volta di Dublino. Ma quando arriva nella capitale invece di assistere ad un omaggio teatrale a Samuel Beckett, si delizia di shopping e mangia lo stufato irlandese. Il pesce suo buono, pescato di notte, è gioiello suo bello nel mare d'incanto. Pesce mai più allineato sulle vecchie "balate" di marmo dello storico mercato. Ma dove sono finite quelle "balate"? Che peccato! Nel salotto buono, no! Il pesce poi puzza e i figli monelli "abbanniano" a squarcia gola. No proprio no, che figura facciamo davanti il Re e la Regina, figli turisti tanto aspettati. Eppure a Venezia, il mercato poi chiude alle due. Smontata e ripulita nello splendore, la piazza poi canta il fascino della laguna. La signora Trapani non ama cantare, bisogna tacere e dimenticare. Madame Trapani è più bella però, pulita e lucidata. Il lifting funziona e le rughe nascoste non si vedono più. La signora Trapani a volte non ha identità, anche se la sua forma geologica sembra una falce. Non ha una vera piazza dove accogliere i suoi figli-bambini. Le sue vesti a volte griffate a volte modeste, si sporcano subito, ma tanto poi si lavano e le macchie non si vedono più. La signora Trapani accoglie i turisti, i figli degli altri, con amore. Non partorisce più figli suoi però, buoni o cattivi, puliti o sporchi, di destra o di sinistra, ricchi o poveri, bianchi o gialli, biondi o bruni, cattolici o protestanti, la signora Trapani non ha più figli. Non ha un ospedale nel suo comune nel quale partorire. Eppure di figli ne ha partoriti! Belli ed intelligenti, ingegneri nucleari, scienziati famosi, menti illuminate, artisti musicisti, poeti e scrittori, politici illustri e lustrati, imprenditori onesti, magistrati, giudici ed avvocati, muratori, orefici ed artigiani, pescatori e fotografi. Molti dei figli della signora Trapani sono donne e uomini che combattono ogni giorno per la legalità, sono anche cittadini all'estero, che vengono a trovare la loro mamma solo per i bagni estivi. La signora Trapani ama tutti i suoi figli, famosi e non, criminali e onesti, analfabeti e laureati. Sa fare le torte, che buone! Le divide però solo con i figli più furbi. E il couscous? Ma certo! Quello di pesce. Oggi c'è il sole e il cielo splende d'azzurro, il mare si adagia come un velo di morbida seta. Signora Trapani, regala l'amore tuo grande a noi figli tuoi.

5 marzo 2008 - PLS

una rosa sprecata, abbandonata

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vista delle mura di tramontana


pescheria - foto di Achille Tartaro


Spiaggia di tramontana - Stabilimenti Bagni


Cous Cous



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Porto di Trapani ore 7:05

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vista sul porto

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Chiarore di alba
dipinta di strati di rosa e d'arancio
e mare corolla del porto d'azzurro,
d'argento, d'incanto.

Novella mia stella
illumina oggi e domani
mia strada di nuvole
e sassi.

Su stringi nel bianco tepore
mia speme di vita
racchiusa in dita
di mano tradita.

9 febbraio 2008 - PLS




Costruzione del porto anno 1890       La R Squadra Vellera Italiana nel Porto

Salvati Trapani

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Il teatro Garibaldi
Il teatro Garibaldi
Il teatro Garibaldi dopo i bombardamenti

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Ora non c'è più, città mia, lo hanno eliminato ormai da tanti anni. Ricordi? C'era la guerra, 1943. Mi hanno raccontato di pietre e corpi feriti, di uomini e ricordi demoliti, di strade impolverate e insanguinate. Il Teatro Garibaldi maestoso ed elegante, desiderato e voluto dai tuoi figli, rimase quasi in piedi quella notte; solo la parte di fronte al mare del porto crollò. Le sue sei colonne a capitello ionico rimasero intatte come i gradini di marmo bianco e lustrato. Ricordi la sera dell'assoluta prima? Le note felpate della "Norma" di Bellini rimasero impresse nei ricordi. Il teatro non c'è più. Fu completamente eliminato. Basta, non pensiamoci più. Era il 1971 l'allora Ministro dei Lavori Pubblici, voleva destinare le somme per il risarcimento dei danni bellici alla ricostruzione del tuo teatro. Ma te lo hanno mai ridato? No! E la Regione Sicilia aveva anche stanziato 250 milioni delle belle lire di allora. Dove sono finite tutte quelle monetine? In fondo al mare blu, ormai coperto, come fontana di Trevi, da tutti quei soldi svaniti di allora. E noi, città mia, stiamo a guardare. Tanto niente ci fa, se non c'è un vero teatro che apre le porte orgoglioso ad artista famoso. "Il teatro è la cosa più impossibile da salvare al mondo" scriveva Artaud. Il teatro deve innescare, secondo Artaud, una mobilitazione vitale, "in grado di rimettere organicamente in discussione l'uomo, le sue idee sulla realtà." Il vero teatro, quello dei testi, della lirica, della danza e della ricerca, quello del passato e quello dell'oggi, qui dov'è? E' il 2008, ma come fai a sentirti viva, Trapani mia, senza un vero teatro? Senza una programmazione stimolante, diversa da operette sempre più vicine alla baronessa televisione? Ma come? Ma che diciamo! Il teatro c'è! E' bellissimo, con mille posti, con una porta d'accesso per le scenografie talmente piccola che va bene per le rappresentazioni dei Lillipuziani. E l'acustica? Come all'Opera Bastille! Ma che fai? Vai a teatro con la coperta di lana, lo scaldino di rame e la borsa di calda acqua? No! E' stato riparato il sistema di riscaldamento, dopo più di un anno! L'inverno faceva ghiaccio e l'estate faceva afa. Io il 16 dicembre scorso ho rischiato di immobilizzare i miei piedi, che come ghiaccioli su quel palco si posavano. Che amarezza. Nessuno che parla. Ma no! Cosa dico? Mi hanno anche applaudito ed io che critico te, mia bella città. Ma chi sono i tuoi figli monelli? Perché quelle catene d'ingresso davanti al teatro? Si inciampa davvero! Perché è aperto un solo cancello d'accesso? Così tutto si intasa! No, lo spettacolo non mi è piaciuto. Ma tutti questi soldi chi te li ha dati? Perché li hai buttati così? Con tutti gli artisti capaci, di teatro rinomato, proprio loro non sono un tesoro! Un pò di buon senso anche se Parigi non sei e metrò qui non hai. Sai le ho viste l'altra sera. All'uscita del brutto teatro dal tetto rosso e arrotondato, io le ho viste. Lì accanto al cimitero, vicino ai cassonetti di sacchetti lasciati e gettati. Pochi tessuti addosso, occhi illuminati da fari ingialliti, lunghe gambe scure, capelli ricci e paure. Io le ho viste le nigeriane, Trapani mia. Sono loro le attrici illuminate dalle auto degli spettatori del teatro. Che contrasto, che tristezza. In auto le trapanesi ingioiellate in pelliccia di visone e naftalina pungente e sul marciapiede le donne di tutti, le donne dei traffici illeciti. Donne spazzatura e donne gioiello, insieme. Salvati Trapani.

9 febbraio 2008 - PLS

Ho aperto gli occhi: pulisco gli occhiali. Voglio vederci meglio

Intrecci nascosti di potere occulto, sorrisi falsi ed impolverati. Felicità apparente e malinconia latente. Come può una società piccola come quella della mia città diventare pulita, limpida, candida ed autentica?
La cultura dovrebbe splendere come raggi di sole, un vero teatro dovrebbe essere desiderato come un tempio greco. Intrecci nascosti, uomini e donne bastonati dal loro stesso ego. Ecco quello che vedo. Falsità che come lama infuocata sventra ideali.
Scandali attappati con il coperchio dell'accettazione. Se si vuole cambiare la società, si deve guardare se stessi dentro le mura domestiche. Guardarsi negli occhi al mattino e andare al di là dello specchio, cosa c'è lì in fondo all'anima?
Voglio togliere tutta la munnizza del mondo e voglio cominciare da casa mia. Pulire pulire pulire pulire. Stricare le emozioni. E' facile a dirlo, lo so. Ma il piccolo mondo trapanese sarebbe senz'altro migliore, se si facesse davvero così.
Non è una ricetta sicura, è una proposta.
Facciamo un gioco. La società , la città, il quartiere, la strada, il condominio, la casa, la persona.
Cominciamo dalla fine, oggi e subito.


1 marzo 2008 - PLS

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sarebbe bello poter vivere liberi nel rispetto di tutti gli altri

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La mia torre che segna la fine

Ho osservato i trapanesi e mi sono osservata.
Ho scritto quanto sotto qualche tempo fa.
L'abitante di Trapani ha un atteggiamento passivo, non speranzoso.
Analizzando la posizione geografica della città, ho sentito che questo temperamento ha una stretta corrispondenza con il luogo.
Se si va alla punta estrema della città, Torre di Ligny, si possono percepire meglio le mie parole…
Trapani è una città non contenuta geograficamente.
E' una penisola, attaccata alla terra e circondata dal mare lungo la sua costa che disegna una punta.
Questo spazio aperto, questo infinito dinnanzi all'uomo, questo mare che fino alla fine dello sguardo possibile è sempre mare e poi linea curva dell'orizzonte, lascia dentro se stessi un sentimento d'indeterminatezza e di non speranza.
I trapanesi amano fare la passeggiata in automobile fino alla fine della città, dove c'è Torre di Ligny, proprio come un voler delineare e sentire questo confine, come un voler accertarsi che la terra finisce…lì davanti ai loro occhi.

30 gennaio 2008 - PLS

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Trapani -Torre di Ligny

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Davanti alla Colombaia

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Il Castello di Mare (Colombaia)

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Trapani, terra di lingua arrabbiata
Trapani falce che mieti in silenzio
Chi sei?
Dimmi chi sei?
Non so cosa dico, che penso? Che dico?
Amata ed odiata
Resto non resto
Lascio di giorno
Poi scappo e non torno



21 gennaio 2008 - PLS

La cassata siciliana

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Cassata Siciliana (dolce tipico trapanese

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La terra, il mare, le strade, la cultura, l'arte, la munnizza, i coralli, i giardini, i teatri, le nuvole, le piccole imprese, le cassate, gli artigiani, gli operai, gli insegnanti, le montagne, i gioielli, i coltivatori, gli avvocati, i funzionari, i meccanici, i giornalisti, i fiumi, i boschi, gli studenti, le arance, i fichi, i bambini, i disoccupati, la Sicilia tutta, nei contrasti e nelle contraddizioni, è governata da un uomo condannato a cinque anni per favoreggiamento. E' la realtà e mi vergogno. Abbiamo il potere di scegliere, abbiamo un grande potere con un semplice lapis in mano, il giorno in cui votiamo. Quando siamo dietro quella tenda plastificata bianca, nella scuola del nostro quartiere e scegliamo chi votare, guardiamoci dentro prima di farlo. Cambiamo lo sguardo e guardiamo all'interno. Sappiamo chi stiamo scegliendo? Siamo certi che la legalità e la morale sono come il Padre Nostro e l'Ave Maria per la persona che scegliamo? E' il caso di dirlo, Padre Nostro e Ave Maria. Il Sig. Cuffaro pregava in attesa della sentenza ed addirittura una veglia è stata organizzata per lui. Mi vergogno di essere siciliana, ancora una volta, di essere nata qui dove si vuole uccidere ogni speranza, ogni sentimento di riscatto e di cambiamento. Aspetto, Sig. Cuffaro, le sue dimissioni, perché tutti i siciliani puliti che hanno un profondo credo di cambiamento e di rinnovamento sono indignati, si vergognano di vivere in questa terra governata da lei. Abbia il senso morale di mettersi da parte in attesa della conclusione dell'iter processuale. Ma come fa a dormire la notte? Come può guardare negli occhi i suoi siciliani? Di destra o di sinistra, di centro o di sbieco, lei come fa adesso? Come può respirare tranquillamente da oggi? Sa solo sedersi al tavolo, come ha comunicato, e riprendere a lavorare, oggi come ieri. Abbia il buon senso di andarsene, ci ha umiliati tutti, noi siciliani puliti.

19 gennaio 2008 - PLS

A te, Trapani

Dorme Trapani
assopita
galleggia sull'acqua pulita
limpida acqua
contaminata da uomini e donne
purificati città mia
stravolgiti,
grida, vomita e rivoltati
svuotati ribellati
svegliati
e non temere alza il capo
guarda
osserva il cielo che chiaro è
e respira il credo di un mondo possibile a Trapani
libero
da mentalità remote

A te
dò la mia speranza
come una perla preziosa
venuta dal mare
custodiscila
e accogli il mio pensiero

17 gennaio 2008 - PLS

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Trapani galleggia sul mare

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Grazie terra mia

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Grazie terra mia di avermi portata qui, grazie del genio che sei, del tuo grande cuore, grazie dei pesci, del sole e dell'aria rarefatta di Erice, che chiudi in cima alla montagna.
Grazie dei preziosi libri che custodisci negli scaffali della tua biblioteca, grazie del cibo che mi dai ancora genuino.
Io davanti a Te m'inchino, davanti a Te che sei materia e amore, rabbia e candore. Grazie, grazie, grazie.

11 gennaio 2008 - PLS

Tre parole

Cambiamo posizione, vogliamo rinascere, siamo in movimento. Il pensiero, il mio, il tuo, il nostro, simile all'etere, viaggia velocissimo e si muove nelle nostre menti. Ma chi siamo? Siamo alberi, radici e foglie, siamo piazze, strade e vicoli, siamo aria, nuvole e luce. Nella condivisione possiamo vincere insieme poiché sappiamo dove siamo, da dove partiamo per muoverci. Conosciamo i nostri governanti, le nostre guide ma non permettiamo più. Le nostre coscienze civiche, come tartarughe sotto la sabbia, si sono svegliate; le nostre coscienze civiche, testarde testuggini, si sono svegliate! Ci incontriamo, siamo parole, azioni ed emozioni. Siamo gruppo, siamo sciame di uno stesso alveare, noi cittadini, abitanti di questa città. Trapani è la nostra casa di villeggiatura, è il nostro villino al mare, è la nostra casetta in Canadà. Trapani ci appartiene. Riuniamo le nostre menti. Che spingano lontano i nostri pensieri. Noi riuniti qui come in una piazza che abbraccia lo spazio e lo contiene, decidiamo insieme e confrontiamoci. Riattiviamoci, abbiamo già iniziato stamattina, siamo qui, siamo pronti. L'Io, la famiglia, la società, il mondo. L'anello che unisce per il bene di tutti e di tutto è la democrazia. La democrazia non è cristallo, ma è argilla plasmabile nella continua ricerca per dare al demos, a noi popolo, la capacità di governare. Noi, popolo-demos siamo qui e vogliamo collaborare per la cultura, dalla munnizza alla musica classica. Noi popolo a volte dimentichiamo che la spazzatura deve essere smaltita e differenziata. Proprio come nelle nostre emozioni, c'è la rabbia, velenosa munnizza, se la trasformiamo però, può risplendere come petali di rosa. I rifiuti sono una cosa di cui occuparci anche fuori da casa nostra. La cultura democratica è assetata, deve diffondersi nelle nostre abitudini, deve scorrere nei nostri pensieri e darci la forza di far valere la nostra volontà. Siamo liberi, non prigionieri. Non siamo i figli di nessun padrone che mostra il potere come un leone dagli artigli limati ed arrotondati. Agiamo in libertà, scegliamo di essere qui oggi, come quando davanti ad un tramonto selezioniamo per i nostri occhi i colori più belli. La libertà è il diritto per noi di pretendere la garanzia della nostra stessa libertà. I nostri garanti sono i nostri politici, ai quali chiediamo attenzione, cura e rinascita culturale. Insieme camminiamo e risvegliamo il nostro credo di libertà.


1 gennaio 2008 - PLS



Le parole sono perle della stessa invisibile collana che noi tutti abbiamo al collo.

PLS

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La signora Trapani, il porto, il pesce e Marrakech

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Il porto di Trapani


Il porto di Trapani


la costruzione del porto di Trapani


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Si gira e rigira nel letto, la signora Trapani questa notte non ha pace. Le ore passano e conta le pecore che all'ovile devono tornare. Uno, due, tre… sono tantissime. Pian piano contando nell'oscurità comincia a vedere che quelle, pecore non sono, ma i figli suoi belli che numerosi ritornano a casa. Da bravi scolaretti, in fila quasi ad occhi chiusi, tristi e delusi. "Ma perché figli miei tanto dolore? Ah sì lo so, non ho più autorità nel mio grande storico porto di questa città. E' stato deciso così e non si discute. Io piango con voi, mi rassegno e tutto sopporto nel mio bel porto". Notte è la notte, la signora Trapani ammira la luna sospesa nel cielo come una Madonna in chiesa. La schiena dolente e lo sguardo annebbiato, la Signora Trapani non può sopportare. Nei suoi geni nascosti, fenici, greci, romani, spagnoli, arabi e francesi. Secoli di dominio nel suo lungo cammino. Tutto accettare, il bello e il brutto, l'alluvione e il crollo di un ombrellone, il terremoto e il volo di una moto. Giù dal letto, in piedi! La Signora Trapani guarda il giorno e apre la finestra ora che è desta. "Che faccio? Sento che dice qui accanto la Signora Mulé forse prepara un soufflé? No, è meglio non dire, non devo reagire, ci pensano loro che sanno che il porto è come un tesoro." Scende poi giù e osserva che c'è. Soffia il vento libeccio e si dirige al porto peschereccio. Il barcone, ormai arrugginito e carico di rete, galleggia sul mare dall'invidiabile quiete. Le case del porto davanti ai suoi occhi. "Ma come mai-pensa lei- d'alluminio le finestre?" Allora ricorda città della Grecia di oggi; le case del porto hanno legno d' azzurro dipinto e muri di bianco candore. La signora Trapani preferisce allora ricordare quando nel lontano inizio del secolo fu proprio lei a regalare il villino dalle turchesi finestre sul mare fatato al grande politico deputato. L'illustre trapanese che nel 1908 fu condannato a casa per scontare la pena di reato di peculato. "Ma cu sinni futti? -lei dice- Che problema c'è se condannati si è?" La signora Trapani ama perdonare e poi dimenticare. Seduta al tavolo, dopo il caffè, ricostruisce il suo puzzle ma non trova più i pezzi della sua storia, tutti ormai persi. Intrecci lontani nel tempo. Via brutto passato! La tempesta poi passa e il cielo si tinge di blu. E se poi torna come mai fu? La signora Trapani guarda una barca con l'italiana bandiera che mossa dal vento danza al ritmo di sordi tamburi. Li sente e li vede e pettina i suoi capelli scuri. E' meglio partire ed andare lontano. Fes, Marrakech e Meknes. In abito bianco, scarpe alla moda, valigia alla mano. Appena arrivata apprezza i sapori lontani del couscous di carne. Che fascino gli alberghi di lusso! "Ma perché da me non ci sono Hotels di vetro cristallo? Potrei edificarli nella mia piazza Vittorio! Ma sì, perché no? E poi un grande scivolo laggiù nel mare blu! Su via tutti in acqua! Troppu beddru!" La signora Trapani ha le gambe robuste, tanta fatica e tanti acciacchi e malanni per restare in piedi dopo tutti questi anni. "I massaggi? Sì! Rilassiamoci un po' al suono di arabe note! Ma dai, che ci fa?" Nel cuore ha i figli suoi belli però, rimasti da soli ad aspettare. Allora ritorna, carica e contenta. Aperte le braccia, davanti ai suoi bimbi , grida lei forte: "Il mondo può cambiare anche con poche briciole di pane! La vasteddra poi grande la mangiamo tutti noi quanti! Via su la fanfara, le trombe sorridenti, sbafiamo e balliamo stanotte, noi siamo potenti!" Di sale e d'acqua noi figli tuoi, che come pesci stiamo a guardare, Signora Trapani, senza parlare.


1 gennaio 2008 - PLS

Con le mani potrò mai bere?

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Un tempo c'era un lago nella mia città. Io non l'ho mai visto, ma l'ho immaginato come una grande distesa d'acqua con alberi secolari e casette bianche e basse dalle tegole rosse. Ad occhi semichiusi ho visto barchette, proprio come quelle che da bambina ero fiera di saper fare con i fogli di giornale. Un giorno sono andata dove mi hanno detto che c'era l'acqua e ad occhi aperti ho visto lì un po' più giù, vicino al lago immaginato, nella via del famoso Conte, l'ammirevole Chiesa dell'Annunziata, con la nostra marmorea Madonna dal viso candido, calmo, delicato e sublime. Mio padre un giorno mi ha raccontato che in quel lago vivevano vecchie cugine rane e nobili zie zanzare. So che poi il lago sparì, non so quando nel tempo. Un gran palazzo era nato, come un grattacielo nano di una New York immaginata. Tutta quell'acqua lo aveva innaffiato e come un albero era spuntato. Nella mia città con un solo soffio può sparire un lago, un albero, una casa, un teatro, un mercato e un intero isolato. Ho sentito anni fa in centro, sì proprio lì dal venditore di succo di limone, qualcuno che raccontava di un canale d'acqua in città. Ho immaginato "gondoline trapanesi" galleggiare in quieta delizia proprio come a Venezia. L'altro giorno in un'incisione del sec. XVII, ho visto Trapani raffigurata. Era bellissima, tagliata a metà da un grande canale con un ponte di legno. Una meravigliosa città d'acqua. Al largo il mare vestito di blu cobalto, oggi come ieri, avvolge la mia città. L'acqua dell'infinito mare c'è sempre. Ieri notte ho visto fumi bianchi densi di vapore e solido acciaio nello specchio d'acqua. Sì mi piace il dissalatore, sul serio! Sembra un'opera d'arte contemporanea vicino alle storiche vasche delle vecchie saline. Imponente come un bel monumento, è oro prezioso! Acqua mia acqua, acqua mia pura. Era il 1976, ricordo che quella notte il cielo si era adirato e come un oceano dall'alto era calato. L'alluvione fu devastante, il fango a casa come magma freddo ed umido. Era arrivato fino al terzo gradino della mia scala. Trapani immersa nella melma, una vera tragedia. Non dimentico coloro che se ne andarono per sempre travolti dall'acqua arrabbiata. Canale di gronda, canale progettato, canale desiderato. Oggi piove a dirotto, chissà se i chiusini sono sgomberi e senza carte che galleggiano nell'oblio. Se no rivedrò gli sporchi laghetti che spuntano a macchia d'olio. Asfalto bucato, fosso dimenticato, pozzanghera bella! Chi va a piedi oggi sotto l'ombrello da fiero pedone, è proprio uno sfortunato. Sembra che chi guida appena vede la grigia acqua e il frettoloso passante, acceleri senza pudore. Incredibile! Gli spruzzi dal basso col nero di strada, è proprio uno spasso. Il bello stivale innaffiato da ruote maldestre guidate da mani affrettate. Acqua mia acqua, acqua mio bene. Qualche tempo fa due amici romani mi chiesero: " Ma perché non possiamo bere l'acqua dal rubinetto a Trapani?" Non ho dato risposta. Sono nata e cresciuta con questo sapere e non mi sono mai chiesta perchè. Oggi ho pensato il giorno in cui non ci sarà più tanta acqua e non si potrà più restare sotto la doccia un quarto d'ora e cantare "I'm singing in the rain". Non ce ne sarà più tanta per poter accendere la lavastoviglie. I piatti si laveranno allora come a Londra con una sola sciacquata. Non si potrà lavare per terra alla trapanese "a ghittari acqua cu sapuni moddu". Ma che vedo davanti ai miei occhi? Cosa c'è lì nella piazza raccolta del salotto buono? Non posso crederci! Un' enorme barca sospesa nel cielo, tutta di ghiaccio scolpita in un unico blocco! E' bella, intagliata in tutti i dettagli. E' opera, è ingegno! Il vento di maestrale ora soffia adirato. Oddio sta per sciogliersi. Scappiamo! Tutte le strade invase d'acqua ghiacciata! Nella scia trasparente come in un fiume, Via Garibaldi, Corso Vittorio, Via Libertà, tutte allagate ed innaffiate! Come facciamo? Mi sveglio, era un sogno. Tra poco ti vedrò dall'alto città mia e come un rapace mi fermerò in volo. Tu terra mia, isola della mia isola, non affondare nel blu, emergi come una mamma balena. Ti vedrò giocare con spruzzi d'acqua e ti sorriderò sotto la pioggerella leggera.

2007 - PLS

Io spero

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vista aerea di Trapani

Ho deciso di restare ad abitare a Trapani. Sono nata qui e le radici del mio albero sono qui. Non voglio più vedere un bidet accanto ad un cassonetto o un frigorifero in piena campagna. Non voglio vedere sparire così nel giro di pochi giorni un intero isolato in Via Conte Agostino Pepoli ed immaginare un centro commerciale di lì a poco... ricordo il teatro Vespri sparito nell'indifferenza. Io non voglio più essere derubata di una mia proprietà senza essere consultata. Sono una cittadina di questa bellissima città e insieme a tutti gli abitanti di Trapani possedevo un intero immobile che non ho più. Il mio comune lo ha regalato alla Chiesa. Nessuno ha chiesto il parere dei cittadini. Quell' immobile poteva essere dato in comodato, ma perchè regalarlo? Non discuto sul destinatario del dono, poteva essere dato alla Comunità Mussulmana oppure a quella Taoista. E' un gesto fatto con assoluta assenza di dialogo con gli abitanti di questa città. Paghiamo l'ICI, la tassa rifiuti e facciamo anche l'offerta ai lavavetri, noi trapanesi. Voglio sapere dove va a finire la mia spazzatura che differenzio da anni, voglio sapere se funziona regolarmente l'Impianto di compostaggio di Belvedere. Io pago la tassa rifiuti e voglio sapere dove vanno i miei rifiuti. Voglio passeggiare su un marciapiede e avere lo spazio per camminare. Voglio attraversare la strada sulle strisce e non avere l'angoscia che mi mettono sotto. Sembrano cose normali per chi ha un senso civico. Voglio sperare. Sperare nel cambiamento e nell'evoluzione del senso civico d'ogni cittadino a Trapani, dall'avvocato al panettiere. Il senso civico lo abbiamo tutti ma i suoi semi non sono innaffiati ogni giorno; vengono ripetutamente innaffiati quelli dell'indifferenza. Voglio sperare nel risveglio profondo. Voglio dare un valore alla mia vita a Trapani. Nel mio piccolo posso farlo ogni giorno. Ho deciso di farlo. Nel Cristianesimo, la Speranza, insieme alla Fede e alla Carità è una delle tre virtù teologali, virtù fondamentali per la salvezza, originate direttamente da Dio. Nel Buddismo, la Speranza ha una valenza attiva e concreta. Non si tratta di una chimera, bensì di una piena fiducia nel funzionamento della Legge mistica nella nostra vita. Per finire la Speranza nell'antichissimo mito greco "Spes ultima dea", è l'ultima divinità a cui rivolgersi. Il grande poeta Esiodo racconta che Zeus affidò a Pandora, la prima donna forgiata da Vulcano, un otre che non doveva essere aperto perché conteneva tutti i mali. Ma Pandora, per troppa curiosità, lo scoperchiò ed i mali si diffusero sulla terra. Solo la Speranza rimase nel vaso e quindi tra gli uomini. La Speranza è l'ultima a morire... Se n'andrà via con me quando la terra mi accoglierà per sempre...

20 luglio 2007 - PLS

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Dove eravate?

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Casina delle Palme

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Trapani 20.07.07 ore 21.00

Seduta in terza fila su una sedia di plastica bianca aspetto l'arrivo degli autori del libro. So che sono invitati il Dott. Gualtieri, Questore di Trapani e il Dott. Linares, Capo della Squadra Mobile di Trapani. Il Dott. Gualtieri, fa sapere che non potrà partecipare. Saranno presenti gli autori del libro Lirio Abbate e Peter Gomez, il giornalista Rino Giacalone, Margherita Asta, coordinatrice di Trapani dell'associazione Libera e il Dott. Linares. Ammiro la Casina delle Palme, uno dei bijoux del centro storico di Trapani. Il "teatrino" da le spalle al porto dove una nave illuminata si adagia sull'acqua. Mi guardo intorno…le sedie cominciano ad occuparsi. Qualcuno mi chiede se la sedia accanto a me è libera. Presto non ne resta vuota nessuna. Guardo la Casina elegante e signorile, immagino come poteva essere settanta anni fa. Mi accorgo che ci sono delle biciclette in fila e mi chiedo: "Forse il comune le presta a chi vuole girare in centro storico e scoprire Trapani? Trapani come Amsterdam?" Ci credo profondamente… Vorrei girare il collo a 360 gradi per vedere chi è presente stasera. Gli amici di Beppe Grillo del Meetup di Trapani che hanno organizzato la serata, hanno un tavolo per la vendita delle magliette; ne compro una. "I complici" viene presentato da Peter Gomez e Lirio Abbate in modo molto intenso e toccante. Noi trapanesi certe cose le abbiamo già lette sui giornali o le abbiamo sentite dire. Seguiamo con vero interesse nel silenzio inframezzato da lunghi applausi. Molta gente incuriosita passeggia con il cono gelato in mano sulle strade adiacenti alla Casina. Ho voglia di dire loro : " Venite, venite ed ascoltate!" Mi accorgo che in qualche fila più in giù c'è la presenza di un politico. Lo riconosco, l'ho intravisto in una tribuna politica in una televisione privata durante l'ultima campagna elettorale. Rigiro la testa cercando qualche altro politico presente. Mi accorgo che non c'è nessun altro all'infuori di lui. Forse io non l'ho visto. Tra gli ascoltatori attenti riconosco qualche professionista e insegnante e con grande meraviglia vedo molti studenti universitari e mamme con bambini… Tanta gente comune e molti presenti restano in piedi. Ma dove eravate voi classe dirigente? Dove eravate rappresentanti di questa città che vuole svegliarsi? Dove eravate in questo giorno così importante? Dove eravate avvocati, professionisti, imprenditori, donne di uomini di potere, dove eravate ragazze veline? Dove eravate intellettuali e idraulici? Dove eravate rapper e musicisti, dove eravate muratori e ambientalisti? Dove eravate appassionati di vela, di bouling e di cucina? Dove eravate amanti di poker ed operatori ecologici? Dove eravate commercianti e baristi? Dove eravate professori di liceo e architetti? Dove eravate ragazzi e ragazze dei pubs e delle discoteche? Forse qualcuno di voi era presente… Si è parlato anche della realtà di questa città che stupisce sempre. Forti parole quelle espresse dal Capo della Squadra Mobile Dott. Linares. Noi trapanesi presenti lo applaudiamo con vero ringraziamento per il suo prezioso lavoro. Persone come lui garantiscono la legalità a Trapani rischiando ogni giorno la vita. E la mia non è retorica, è riconoscenza. La realtà di questa città deve interessare tutti, deve coinvolgere tutti come un'onda gigantesca, un'onda d'acqua che pulisce, purifica e disinfetta. Dobbiamo crederci, tutto è possibile, ci vuole tempo. Cominciamo a cambiare le nostre mentalità incarnate nella nostra educazione, già questo è un passo. Non guardiamo il colore politico, osserviamo il colore del cielo, della terra e del mare di Trapani e per questo uniamoci per la legalità e per far rispettare la democrazia e l'informazione. Quello che accade qui deve interessare tutti indistintamente. Se ciò che scopriamo è marcio, è putrefatto, è sconvolgente, è desolante e ci fa sentire impotenti, ricordiamoci che anche nella lava nera dove più nessuna vita è possibile, cresce, fiorisce e splende la viola dell'Etna. Grazie al Meetup di Trapani per aver organizzato quest'incontro.

Dorme Trapani, assopita, galleggia sull'acqua pulita. Limpida acqua contaminata da uomini e donne. Purificati città mia stravolgiti, grida, vomita e rivoltati, svuotati, ribellati, svegliati e non temere, alza il capo, guarda, osserva il cielo che chiaro è, e respira il credo di un mondo possibile a Trapani, libero da mentalità remote. A te do la mia speranza come una perla preziosa venuta dal mare, custodiscila e accogli il mio pensiero.


luglio 2007 - PLS

Ti ricordi?

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Trapani galleggia sul mare

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Mio padre mi veniva a prendere all'uscita di scuola e vista l'ora era meglio passare dal mercato per vedere se restava del pesce. Mi sporcavo le scarpe e i lunghi pantaloni nuovi di velluto rosa. La sciarpa al collo mi proteggeva dal vento e osservavo con vista fotografica gli occhi di certi pesci. Me li sognavo poi la notte che galleggiavano sull'acqua brodosa con cipolla e pomodoro. Ogni anno portavo i miei amici francesi a visitare e a respirare il feto della chiazza. Adoravano comprare i formaggi lì e il rosmarino così profumato. Il pesce spada arrabbiato dal muso tagliente si ammorbidiva al solo pensiero di essere sotto il palato. Ti ricordi? Si respirava l'odore del mare, le voci dei pescivendoli erano bellissime e quasi sempre rauche. Il vento tirava spesso di maestrale. Trapani ora non ha una piazza. Quella del mercato del pesce era l'unica viva ed animata. Ma c'è piazza Vittorio! Animata dalle automobili.


20 luglio 2007 - PLS

Patrizia Lo Sciuto

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Patrizia Lo Sciuto

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