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EUGENIO NACCI

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EUGENIO NACCI:

Nasce a Trapani il 30 Giugno 1930
Muore a Trapani il 16 Novembre 2009

Laureatosi a Palermo nella Facoltà di Giurisprudenza ricoprì incarichi importanti quali Dirigente del Consorzio Antitubercolare e Dirigente Amministrativo dell'Azienda Sanitaria Locale di Trapani.
Giovanissimo si appassionò della fotografia facendone il suo hobby preferito. Tutto diventò per lui oggetto di osservazione e soggetto di riproduzione, riuscendo a dimostrare che ogni immagine può essere utilizzata per comunicare un'emozione, un pensiero e raccontare una storia. La conoscenza approfondita della tecnica fotografica e la sua indole poetica all'inizio misero in risalto le straordinarie immagini della natura, le vicende delle stagioni, della terra, del mare e degli uomini, successivamente colsero con drammatico e spesso sconcertante realismo gli atteggiamenti degli uomini nella quotidiana lotta per la sopravvivenza e la loro semplice e schietta spiritualità.
La sua prima Mostra personale fu inaugurata alla Galleria d'Arte della Provincia il 3 dicembre 1960 e promossa dall'E.N.A.L. (Dopolavoro Provinciale di Trapani), di cui Egli era collaboratore tecnico. I quarantadue pezzi rappresentavano i pescatori, i cortili, le acque cristalline, i notturni. Tra luci ed ombre era già evidente la sua creatività.
Da quel momento l'attività del Nacci non ebbe sosta. Nel settembre 1963 espose ad Erice una serie di "reportages", che riscossero un grande successo della critica. Se "una fotografia vale mille parole", nel centinaio di pregevoli fotografie, ordinati in "racconti" , mise in evidenza i particolari aspetti umani e sociali della vita trapanese.
Nel maggio 1965 tenne una conferenza nella sala dei Convegni della Camera di Commercio di Trapani sul tema "il linguaggio fotografico". Un conquista della tecnica al servizio dell'arte, della scienza, della storia e dell'industria". Dopo pochi giorni inaugurò alla Galleria d'Arte della Provincia una Mostra storico-illustrativa della fotografia dalle origini ai giorni nostri, che rimase una delle più notevoli iniziative culturali della Trapani di quel periodo per aver dimostrato il parallelismo tra storia e fotografia: l'una presenta la realtà viva, l'altra il sentimento che ha ispirato l'immagine. La fotografia come la storiografia racconta le cose reali dal punto di vista soggettivo ed insieme rimangono un documento importante per la stessa storia, che le ha ispirate.
Espose a Milano nel dicembre 1965 e a Marsala (TP) nell'aprile 1966, ospite della Galleria Centrozero delle arti. Partecipò a mostre e concorsi nella sua Trapani e a Milano, dove il suo nome conquistò apprezzamenti e simpatie.
Il suo costante impegno e l'ormai raggiunta maturità artistica, grazie all'incoraggiamento dell'E.P.T. (Ente Provinciale del Turismo) e dell'E.N.A.L. di Trapani, lo portarono nel marzo 1967 a commentare attraverso dei fotogrammi una manifestazione popolare il cui senso gli uomini ed il tempo avevano travisato e commercializzato: la processione del Venerdì Santo "I Misteri". La folla, protagonista di questa "personale", con intuito psicologico e sensibilità critica era colta nei momenti di immediatezza, in scene tragico-comiche, che lasciavano intendere una fede in continua decadenza. Frugando nell'anima popolare l'Autore si soffermò molto sulle scene di dolore, un destino a cui l'uomo sembra che da secoli non possa sfuggire, sul volto affranto delle donne in processione, che, similmente a quello della bellissima "Addolorata" di Giuseppe Miceli, scultore in legno trapanese del XVII secolo, esprimevano la stessa trafiggente angoscia.
Apparvero irriguardosi allora gli accostamenti delle sue immagini ai testi sacri. Ma la verità che trapelò fu che il Nacci volle raccontare realisticamente la vita della gente semplice e comune, che in fondo è la stessa che seguì Gesù Cristo al Golgota, destinata alla fatica, al duro lavoro e alle sofferenze, ma che non si sottraeva agli atti di fede cristiana.
Le sue immagini si fermavano sui volti degli uomini per scrutarne l'animo e ne coglievano le emozioni per trasmetterle al pubblico. Egli ce li raccontò con grande passione.
Nel giugno 1968 in oltre duecentosessanta fotografie raccontò il terremoto che nel gennaio dello stesso anno aveva sconvolto gran parte della Sicilia occidentale. Noncurante dei pericoli dei primi giorni del terremoto in condizioni difficili e penose fissò in mezzo ad un enorme cumulo di macerie gli aspetti più tragici e sconvolgenti della immane sciagura: volti scavati dalla paura, membra lacerate, paesi distrutti,ecc.. La mostra fu organizzata dall'E.N.A.L. nei locali dell'auditorium Sant'Agostino ed ebbe titolo "Gibellina, Montevago, Salaparuta".
Dato il valore storico ed artistico della rassegna, essa fu ripetuta. Nel gennaio del 1970 le stesse immagini furono esposte presso il Comune di Gibellina, commentate musicalmente da Nino Bertino e da Leonardo Sciascia con un articolo di ringraziamento verso tutti coloro, fra i quali il Nacci, che con quei documenti fotografici contribuivano a non far dimenticare quella tragedia e quelle sofferenze.


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Questa scheda è stata chiesta e realizzata da Giacoma Greco

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