Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

CORALLO - Storia e arte dal XV al XIX secolo


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EBREI

Motivi religiosi alla base dell'interesse verso il corallo degli artigiani ebrei. La Comunità israelitica in Sicilia e a Trapani in particolare. Esercizio del credito. L'espulsione e sue motivazioni politico-religiose. Opposizione dei Siciliani al provvedimento regio. La vendita dei beni immobili. Trasferimento verso Napoli e ricomparsa nel settore del corallo a Livorno.

La cultura ebraica del corallo
Sul binomio corallo-Ebrei si è sempre disquisito a lungo. I due elementi (materia prima e componente umana) erano intimamente connessi nella città di Trapan i. Ora, ogni fenomeno può essere esaminato compiutamente solo se lo si considera in parallello con fattori economici e sociali intimamente legati alla civiltà culturale complessiva. È necessario, quindi, affrontare l'aspetto particolareggiato della presenza ebraica a Trapani e della singolare versatilità dei Giudei nella lavorazione dei preziosi rami.
Nel Vecchio Testamento il corallo è simbolo delle eccelse virtù dell'uomo, della purezza e della bellezza dei principi di Sion, il cui corpo era rosso, rosso come il corallo.
Gli Ebrei perciò guardavano questa materia con senso trascendentale.
Quattro indicatori per la lettura delle Sacre Scritture usati dagli Ebrei e rinvenuti in Polonia, Galizia, Germania ed Olanda avevano il manico d'argento e la mano con dito puntato di corallo.
Fu, quindi, naturale che quando i Trapanesi agli inizi del XV secolo incentivarono la pesca dei preziosi rami sia stata per prima la locale comunità ebraica a incaricarsi della loro lavorazione in forza della spontanea vocazionalità fideista.
Del resto per la comunità cristiana il corallo, oltre che per i suoi poteri apotropaici, non esercitava alcuno specifico richiamo.
L'aspetto trascendentale non implicava, tuttavia, che gli Israeliti trascurassero il risvolto mercantile. Non è escluso che l'esportazione dei coralli che gli Amalfitani effettuarono verso la Siria durante il IX secolo, fosse attivata proprio dagli Ebrei che ad Amalfi avevano tintorie e gualchiere.161
Il corallo fu per un lasso di tempo non inferiore a sei secoli il fattore comune delle culture preminenti nel Mediterraneo: Arabi, Angioini, Aragonesi, Genovesi, Provenzali, Catalani, Amalfitani, Pisani, Trapanesi, Livornesi, Napoletani, Veneziani (un pò tutti insomma) ne fecero merce di scambio e di ornamento dal Medio Evo in qua (in quella che reputo la seconda fase della civiltà del corallo). Ma non furono gli Ebrei a lavorarlo contemporaneamente in tutti i luoghi, tanto meno fu loro esclusivo monopolio nel tempo.
A Trapani (ma si potrebbe dire in tutta la Sicilia) i primi corallari furono Israeliti. Non erano Ebrei però coloro i quali in Liguria (con tradizioni non meno recenti dei Siciliani), già dagli inizi del XV secolo, lavoravano gli affascinanti e ricercati rami.
Fra i firmatari della supplica che il 24 ottobre 1477 fu inoltrata al governatore ducale di Genova, Prospero Adorno, (per formare «colegium et universitatem») non figurano Ebrei.162
Ne compare solo uno, Abraam de Rochataliata, fra i se ttantuno artigiani che nel 1485 riproposero la richiesta di costituzione della Corporazione.
Nessun riferimento ai Giudei è riscontra bile nelle Ordinaciones algheresi.
Vero è, tuttavia, che Ebrei furono molti corallari livornesi e napoletani. Ma a Trapani, almeno per tutto il '400, furono quasi esclusivamente loro a lavorarlo. Perché?
Dopo i Vespri (1282) l'assetto politico-economico della Sicilia subi una inversione di tendenza. Messina, porto-città-chiave del predominio angioino, perde il suo ruolo, e le subentra Trapani.
In quest'ultima città sbarcò Pietro I, primo Re aragonese di Sicilia; il suo porto era geograficamente il piu vicino a Barcellona.
Molti Messinesi si trasferirono qua; contemporaneamente notevole incremento registrarono i traffici del grano, dei formaggi, del tonno sotto sale, del sale stesso.
A quel tempo Trapani aveva l'assetto di una cittadella medievale proiettata sul mare con una economia fondata sugli scambi commerciali, staccata dall'entroterra, esposta alle incursioni corsare (ma anche essa non immune dall'esercizio della pirateria), insomma una piccola repubblica marinara rivolta ai contatti con le comunità mediterranee, insolente e temuta quanto bastasse per fronteggiare le situazioni le piu disparate; del resto in linea con altre realtà siciliane.
In essa il ruolo della comunità ebraica era piuttosto consistente. Si può dire, e la misura potrebbe essere prudenziale, che nel XV secolo almeno il 40 per cento degli atti rogati dai notai aveva come protagonisti Ebrei, malgrado costoro asserissero di costituire solo un nono della popolazione residente. Ma la percentuale che li vede protagonisti negli atti sale notevolmente (fino a sfiorare il 90 per cento) quando l'oggetto del contratto è il corallo, grezzo o lavorato che fosse.
In realtà, però, non c'era merce o attività che non li coinvolgesse in qualche misura. Erano fabbri e la loro opera era tenuta in grande considerazione, tanto da temere che con la loro espulsione sarebbero venute a mancare dal mercato le «cosi mechanichi» indispensabili in agricoltura e nel settore marittimo (peschereccio e mercantile).
Ma il termine fabbro può essere esteso al settore degli argentieri e degli orafi che, come era costume del tempo, erano inseriti nella unica «corporazione di fabbri d'oro e d'argento»; cosi avveniva a Genova già nella seconda metà del XIII secolo.163
Del resto, molti orafi trapanesi portavano cognomi come Orefici, Aurifici, Lauirifichi, Amirano, Mathasione, Barbarusus, tutti di fede ebraica.
Si trattava di una comunità molto attiva e intraprendente, ma che non si impegnò mai per assumere cariche politiche.
Non c'era branca del commercio nella quale non fossero presenti; compravano e vendevano: schiavi, formaggi, vino, lana, panni, pelli, ferro, animali, case e terremo Erano esclusivamente Ebrei i costruttori della «cortena» (un paviglione che si disponeva attorno alletto, prezioso quando era di seta ma anche perché richiedeva molti anni di assiduo lavoro) usate pure dai cristiani, e delle «cutre» (trapunte di lana) che venivano fabbricate dai maestri «cutrari», anche loro esclusivamente Ebrei. Ma erano anche banchieri, come la potente famiglia dei Sala di Trapani.

Ebrei erano i corallari:
Leone e Nissim Levi
Muxa, Mordachai e Nissin Chilfa
Giuda e Amirano Sarmani
Josep e Fariono Medico
Xamuel, Josep e Muxa Cuxa
Manueli e Machaluf de Actono
Raffaele e Fariono Greco
Sabuto e Mordachai Grecu
Abramo Ablas
Xalomus Lucii
Nissim de Jona
Charono Saidi
Elia Fadalono Cuyno
J osep Sesou
Sadone de Girachio
Manuele Sansone
Elia Chaeli
Nissim Romano
Bracha ChaIluxo
Isacco Dagnaf
Lia Cavaili
Israel La Perna
Charonus Cuchino
Amuruso de Marsiglia
Nicolò de Pace (neofita cristiano)
David Cirynu
Mordachai Cardamuny
Busacca Bulfarachi
Montotera
Aronne Gergentano
Marco Giovanni Zeza

(Nomi ricorrenti nei registri dei notai De Nuris, Formica, Miciletto, Milo, Cirami, Scrigno, Zuccalà).
Questa era solo una parte deIl'artigianato corallaro ebraico di Trapani, ma era sufficiente a detenere quasi il monopolio del settore.

In tutta la Sicilia assolvevano ad un loro ruolo che era queIlo di stimolare il commercio e le attività ad esso connesse.
Gli Ebrei di Sicilia, però - secondo Ashtor164 - si diversificavano da quelli dell'Europa Centrale e Occidentale in quanto erano per la maggior parte artigiani e operai il cui livello culturale era molto basso.
La Lumia 165 sostiene che gli Ebrei giunsero in Sicilia per la «tolleranza in materia difedc" che c'era, ma anche per la posizione strategica dell'isola (al centro del Mediterraneo) e per la vicinanza con i luoghi d'origine.
Notizie sulla loro presenza risalgono al tempo di Papa Gregorio I Magno.
Prove documentai i attendibili che possano fornire una cognizione sufficientémente realistica su come si svolgeva la loro vita nel contesto siciliano sono rilevabili sin dalla fine del XIII secolo scorrendo i registri dei notai Giovanni Maiorana di Erice, Adamo de Citella e Bartolomeo de Alamanna di Palermo. In epoca pressoché contemporanea se ne trovavano altre comunità nelle maggiori città dell'isola, ma anche a Noto, Sciacca, Taormina, Paternò, Modica, Giuliana, Licata, Caltagirone, Cammarata, Calascibetta, Nicosia, Mazara, Marsala, Alcamo, Bivona, Caltabellotta.
Dalla dominazione aragonese furono considerati «servi regiae camerae», circostanza che li poneva sotto la protezione regia; ma si trattava di un privilegio non poco oneroso. Erano, infatti, costretti a pagare in continuazione forti tributi, per cui le loro comunità erano sempre intente a raccogliere denaro che serviva per far fronte ai prestiti forzosi, alle collette, tasse, gabelle per corrispondere imposte sulla giudaica e, anche, per sostenere le spese delle giornate dei commissari ispettivi inviati dal governo.
Uno dei tributi speciali a carico dell'intera comunità ebraica era costituito dal1a «gezia» che però veniva suddiviso fra i singoli elementi. Ne erano esenti i medici i quali erano anche esonerati dal portare la rotella rossa, ma non potevano esercitare presso i cristiani (sanzione che non sempre veniva rispettata).
Altre tasse erano l'«augustale» e la «jocularia»; inoltre a carico dei Giudei era la spesa per la fornitura delle bandiere ai castelli e degli stendardi alle galee.
Da qui discendeva la disponibilità dei Re ad assumere volentieri la difesa dei diritti degli Ebrei, compresa la loro libertà di culto. Nel 1393 Re Martino intervenne per vietare ai Cristiani ericini di indurre gli Ebrei locali al battesimo con l'uso delle armi. E sei anni dopo soppresse la consuetudine invalsa a Marsala, dove il giorno di Santo Stefano i Cristiani locali, dopo avere imposto ai Giudei di assistere al1e funzioni religiose nella chiesa di San Tommaso, all'uscita li accoglievano sul sagrato con lanci di pietre per rievocare il martirio del Santo.166
I donativi e le collette imposti dalla Corte alle città erano a carico sia della comunità cristiana che di quel1a ebraica, ma il rapporto veniva fissato in modo discriminatorio perché penalizzava i secondi piu di quanto il numero dei loro capifamiglia implicasse.
Nel 1439 gli Ebrei trapanesi protestarono perché malgrado costituissero sole un nono della popolazione residente, era stato loro imposto di pagare in ragione di un sesto.167
Ma già agli inizi del '400 i Giudei erano stati costretti a contribuire al balzello regio disposto, a guisa degli attuali condoni, per l'estinzione dei reati commessi dai sudditi.
Con proprio decreto, emesso a Catania il 27 ottobre 1406, il Re Martino impose al proto di Trapani, Samuele Sala (esponente di una fra le piu potenti famiglie ebraiche della Sicilia Occidentale), di corrispondere una tassa «affine di raccogliere il denaro promesso alla R. Corte per ottenere la remissione generale dei delitti e la conferma dei privilegi»168
Gli Ebrei erano facilmente individua bili in tutto il regno perché erano obbligati a portare un dischetto di panno rosso, detto «rotella», della misura di un sigillo regio: gli uomini sul petto un palmo piu in basso della barba, le donne sulla manica destra all'altezza del gomito. Ne erano esenti (oltre che i medici con privilegio del Re Martino concesso il 15 marzo 1402) gli appartenenti alle famiglie dei banchieri Samuele ed Elia Sala di Trapani.


Palazzo Ciambra in via Giudecca nel quartiere ebraico a Trapani, appartenuto ad una ricca famiglia israelitica.

ATTENZIONE PER VOLONTA' DELL'AUTORE IL CAPITOLO E' INTERROTTO



161 G. Tescione, Il corallo nella storia e nell'arte, pag. 32.
162 Questi i nomi dei supplicanti: Benedictus de plazia, Francischusma, Batista carrubeus, Antonius de vairolo, Batista de S.to Olcixio, Pantalinus de zoalio, Benedictus de Silvano, Batista Senaregga, Nicolaus marelianus, Lodisius de fontanabona, Benedictus senarega, Christoferus de opicjis, Bartholomeus maurus, Batista de Vallesturle, Jacobus de Vallesturle, Bartolomeus de Vallesturle, Carlotus de thoyrano, Nicolaus balbus, Simon Balianus, Stephanus Balianus, Stephanus de linata, Vincencius carregga, Guglielmus de varcio, Francischus de solario, Petrus de S.to bruxato, Marchus de S.to bruxato, Dominicus de foina, Bernardinus fatinanti, Johannes batista de prementorio, Bernardinus bonetus, Johannes batista rogerius, Fructuosus de vallebella, Bartholomeus de prementorio, Pasqualinus de varcio, Antoniotus de monte acuto, Antonius de plazia, Raphelinus de oneto, Alexander de fontanabona, Petrus bafficus, Francischus de Vallesturle, Nicolo marelianus, Girardus gnecius. In O. Pastine, L'arte dei corallieri nell'ordinamento delle corporazioni genovesi, pag. 285.
163 Ferretto, Liber Magistri Salomonis Sacri Palatii notarii, in Atti della Soc. Ligure di Storia Patria, val. XXXVI, 1906.
164 Eliahu Ashtor, La fin du Judaisme Sicilien, in Revue des études Juives, rame CXLII, Juillet, dicembre 1983, pag. 323.
165 La Lumia, Storie siciliane, vol. II, pag. 311.
166 F. Lionti, La festa di Santo Stefano protomartire, in Arch. Stor. Sic. anno 1884, pag. 463.
167 A. Milano, Storia degli Ebrei in Italia, pag. 172.
168 B. e G. Lagumina, Codice diplomatico dei Giudei di Sicilia, pag. 285.
169 E. Ashtor, op. cit., pag. 334.
170 G. Di Giovanni, L'ebraismo della Sicilia, pag. 159.
171 AST - Not. Francesco Milo, 13 marzo 1443, VI Ind. Testimoni: Giovanni Navarra, Francesco de Angelo, Giacomo de Panicula.
172 C. Trasselli, Sugli cbrci in Sicilia, in «Nuovi Quaderni del Meridione», gennaio-marzo 1969, pag. 42.
173 AST - Not. Giovanni De Nuris, 11 febbraio 1421, XIV Ind. Testimoni: Notaio Rogerius de Saluto, magister Salvator de Riccio e Jacobus de Cachaguerra.
174 C. Trasselli, op. cit.
175 «Ferdinando il Cattolico era un uomo sordido, un ipersessuale come suo padre che era stato uno dei piu accaniti sporcaccioni del secolo, padre e figlio martirizzarono i catalani non meno che gli Ebrei; occorre ricorrere a Freud per spiegare il trattamento che Ferdinando riservava alle proprie figlie naturali (due di madre diverse, rinchiuse nel medesimo monastero). Da un tale monarca c'era d'aspettarsi di tutto». Cosi scrive Carmelo Trasselli a pago 43 dei «Quaderni dei Meridione», gennaio-marzo 1969 per spiegare che il provvedimento dei Re va inquadrato nei piu vasto ambito della sua personalità, ma anche nel momento politico che attraversava l'Europa.
176 C. Guida, Trapani durante il governo del Viceré Giovanni de Vega, pag. 30.
177 C. Trasselli, Sugli Ebrei in Sicilia, in «Quaderni del Meridione», gennaio-marzo 1969, pag. 50.
178 AST - Andrea Polito, 25 maggio 1495, XIII Ind. Testimoni: Leonardo de Gassessio e Baldassare de Sansono.
179 AST - Andrea Polito, 26 maggio 1495, XIII Ind. Atto interrotto. Testimoni: Marianus de Oca, Ferdinando Coppula e Leonardo de Gassessio.
180 M. Gaudioso, La comunità ebraica di Catania nei secoli XIV e XV, pag. 190.
181 AST - Not. Giuliano Summa, 7 marzo 1505, VIII Ind.
182 E. Ashtor, op. cit., pag. 336.
183 C. TrasseIli, Sull'espulsione, op. cit., pag. 13.
184 AST - Not. Giovanni Falco, 29 dicembre 1492, XI Ind., in C. Trasselli, Sull'espulsione, pag. 147.
185 B. e G. Lagumina, Codice diplomatico dei giudei di Sicilia, pag. 262.
186 B. e G. Lagumina, Codice diplomatico, op. cit., pagg. 47, 154, 181, 182, 189, 197,258.
187 C. Trasselli, Sull'espulsione, op. cit., pag. 19.
188 G. Zanetti, La legislazione sarda relativa all'industria corallina e la pesca del corallo in Sardegna, Sassari 1946, pag. 91.
189 P. Balzano, Il corallo e la sua pesca. Trattato sui coralli.



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DEDICATO A:
Mario Tartamella

1986 © Copyright by
Maroda Editrice

I Edizione Aprile 1985
Il Edizione Ottobre 1986

Per il cortese contributo di esperienze, si ringraziano le famiglie: Adragna, Alagna, Barraco, Barresi, Burgarella, Cammareri, Cardella, Cirafici, Curatolo, D'Ali, D'Angelo, Fardella, Fa da le, Giacalone-Salvo, Governale, Ingarra, La Porta, Manzo, Marini, Marotta, Matranga, Messina, Orbosué, Parigi-Fontana, Romano, Todaro, Virga; nonché le Dirigenze del Museo Regionale «Pepoli» di Trapani e del Castello di Boloeil.

Un ringraziamento particolare al dottore Aldo Sparti (Direttore dell'Archivio di Stato di Trapani) per la costante e dotta disponibilità.

Fotolito: GAMBA - Roma

L'impaginazione delle tavole a colori è stata curata dall'Editecnika srl Palermo-Trapani

Fotocomposizione e stampa: Arti Grafiche Siciliane - Palermo





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