Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

Giuseppe Romano

da: Santa Caterina alla Colombaia

Breve storia delle carceri della provincia di Trapani


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SUPERBEFFA ALLA SUPERFORTEZZA

Sull'evasione, fino a quel momento ci sono solo ipotesi.; c'è chi dice che i tre si siano allontanati a bordo di un potente motoscafo d'alto mare. L'opinione pubblica si chiede se i soldi spesi per fare di Castel San Giacomo una fortezza, siano serviti a qualcosa. Alla luce dell'avvenuta evasione si direbbe di no (l'evasione si dà ormai per scontata n.d.r.). A Favignana le scuole restano chiuse; la psicosi dell'evaso pervade tutti e d luogo anche ad un episodio curioso. A Trapani, un attore siciliano emigrato in Messico, Giorgio Fleri, più conosciuto per una presunta love story con Silvana Pampanini, che per i suoi meriti artistici, viene fermato da una guardia giurata al grido di: < Ecco là l'evaso! >. Portato in Questura, verrà rilasciato immediatamente con tante scuse. Sull'episodio di Favignana, lapidario è il commento delle Autorità "senza l'inserimento di questo personaggio, l'evasione non sarebbe stata possibile e non sarebbe neanche avvenuta senza la prosecuzione del lavoro criminoso dell'agente Danzi che è stato indotto ad attaccarsi materialmente all'uscita del carcere per fare in modo che gli evasi non trovassero carabinieri sulla loro via. L'allarme scattò alle ore 21,00 - 7 ore di vantaggio, con la copertura del Danzi, …troppi per gli inseguitori" - e ancora - gli inquirenti ministeriali assicurano che si continuerà nell'opera di pulizia interna già da tempo intrapresa e che ancora, se non per la sicurezza, mettono in discussione la vita interna della superfortezza.
Ma l'evasione ha un epilogo clamoroso. I tre detenuti si erano nascosti all'interno del carcere. Una messa in scena ben congegnata; la rivolta messa in atto il 9 novembre era stata architettata con il preciso scopo di murare i tre detenuti all'interno dell'intercapedine della cella. Sei ore, infatti, erano necessarie affinché il cemento, che sigillava la botola del rifugio, si asciugasse, e sei ore era durata la rivolta. In quel frattempo, i complici avevano occupato la sezione e li avevano murati. La mattina dell'11 novembre, dopo la centesima volta che passa da quella cella, un brigadiere nota una strana macchia sul soffitto, che prima non c'era. I tre detenuti, sudando e respirando, avevano creato umidità che si era condensata sul soffitto, disegnando il perimetro del buco scavato per accedere nell'intercapedine della cella. Il rumore che arriva dal tetto della cella conferma una circostanza che prima non era stata presa in considerazione nemmeno a livello di ipotesi.
I tre si erano andati a nascondere nel doppio soffitto di una cella evacuata in seguito alla rottura della rete fognaria del carcere, che aveva reso inagibile una parte di un braccio della prigione. Rintanati lì, i tre avevano cominciato a scavare un tunnel ma prima avevano praticato dei fori sui muri per consentire il ricambio d'aria. Si pensò che stessero per preparare un'evasione di massa. Dentro il nascondiglio vengono trovati alcuni pezzi di tondino di ferro usati come scalpello, un seghetto, alcuni attrezzi rudimentali ed una provvista alimentare notevole: 20 kg. di pane, 20 succhi di frutta, 35 bottiglie d'acqua, carne in scatola, sigarette ed insaccati.
Se l'obiettivo dei N.A.P. era quello di colpire la credibilità dello Stato, ci riuscirono pienamente. Da Favignana finiscono all'Asinara oltre ai tre pseudo evasi, anche Marcello degl'Innocenti, Carlo Bassini, Giuseppe Pampalone, Salvatore Scivoli, Vincenzo Oliveti, Alfredo Papale, i fratelli Roberto ed Enrico Galloni.
La stampa si era divertita a fare delle ipotesi, le Autorità avevano dato in pasto all'opinione pubblica un colpevole. Il Generale Dalla Chiesa dichiara: < Il fatto dimostra che le carceri italiane di maggior sicurezza sono inviolabili > (fino a qualche ore prima non la pensava così n.d.r.) Il ritrovamento è la conferma di un'ipotesi che avevamo preso in considerazione fin dal primo momento e che solo le sfortunate coincidenze (totalmente inventate n.d.r.) a sfavore dell'agente Danzi ci avevano indotto ad esaminare come secondaria senza però mai trascurarla. E l'agente Danzi? Naturalmente viene scarcerato. Così lo descrive il cronista nella sua intervista: " I capelli lisci pettinati con la scriminatura, la barba di 24 ore, il maglione verde tenuto indosso per tutta la notte nel carcere di Trapani, Giovanni Danzi l'agente di custodia, dopo aver salutato tutti i colleghi del penitenziario di Favignana festeggia con gli amici in un bar del paese la riconquistata libertà. Gli occhi di Danzi sono arrossati [non ho dormito per tutta la notte sia per l'umiliazione di essere stato sospettato ingiustamente sia perché a Trapani gli agenti che non mi conoscevano mi guardavano con diffidenza. Ecco, quello che mi è dispiaciuto di più è stato proprio questo che sia pure per sole 24 ore io abbia dovuto affrontare il dubbio dei colleghi trapanasi].
Una delle poche evasioni riuscite, in tanti anni di lugubre prestigio, l'unica vera evasione del '900 fu opera di Vincenzo Comandè un feroce bandito che nel maggio del 1962 riuscì a far perdere le proprie tracce. Si sottrasse così alla legge, ma perì qualche anno dopo per mano della Mafia. Ma allora Favignana non era una super fortezza bensì un tetro e sbrindellato carcere, considerato sicuro solo perché al centro di un'isola.





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