Archivio culturale di Trapani e della sua provincia
Ansia d'infinito di Mattia Badalucco Cavasino


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POSTFAZIONE di Tommaso Romano

Apparentemente temi, ansie e speranze che connotano le liriche di Mattia Badalucco Cavasino possono mostrarsi semplici echi di un tempo irrimediabilmente andato. Si dirà che memoria, amore, affezione ai luoghi, sentimenti sono retaggi marginali, quasi impossibili da decifrare e proporre per una poesia “moderna”. La Nostra poetessa, che ha già un prestigioso cursus honorum, ha continuato a nutrirsi di questi valori, senza curarsi delle mode, con esiti estetici delicati e fragranti.
L’ha fatto in modo naturale, senza l’artificiosità della ricerca linguistica e delle trame astratte, con determinazione e spirito di libertà, una sorta di rinnovamento nella tradizione poetica.
Ma parlavamo di apparenze: in effetti è proprio dal versante della psicologia archetipica, in particolare con l’opera di James Hillman, che il «codice dell’anima» si è prepotentemente riposizionato anche all’attenzione di un pubblico vasto, attento, curioso.
La filosofia e la psicanalisi di Hillman, ci hanno riconsegnato il tratto profondo dello spirito greco, di quel Mediterraneo che non è un luogo solo geografico, ma anche è il cuore della civiltà dell’uomo, della sua profondità spirituale, del suo essere razionale ed etico. La chiarezza, la luminosità del dettato poetico nella Badalucco Cavasino, accrescono questa nuova stagione di una poesia – e di un pensiero – in grado di distinguere e di apprezzare luce ed ombra, senza indistinzioni, e al contempo di valorizzare l’hetos profondo nell’infinito.
Il risultato è una produzione che coinvolge e conforta, che determina emozioni in chi legge, che ci fa partecipi di una sfera cosmica pià alta e sublime. Oltre le mistificazioni, allora, il ritorno diviene ineluttabile per una poesia consapevole delle ragioni del mondo, attenta alla società e al suo divenire, ma al contempo schietta – come quella della poetessa trapanese – e protesa alle ragioni e alle urgenze del proprio cuore e che merita, già di per sè, elogi e consensi non di maniera.
V’è una lineamediterranea e sacrale nella scia di Pietro Mignosi che l’appena trascorso novecento poetico e letterario ci ha consegnato e che, nella terra di Sicilia – tanto per rimanere al secondo novecento –, può annoverare i nomi di Salvatore Quasimodo, Giuseppe Petralia, Pietro Mirabile, Giulio Palumbo, Giuseppe Rovella, Carmelo Maria Cortese, Erminio Cavallero, Andrea Tosto De Caro, Nino Muccioli, Angelo Fiore, e che ora continua a ritrovarsi con Giuseppe Bonaviri, Lucio Zinna, Dino D’Erice, Alfio Inserra, Salvatore Di Marco, Pino Giacopelli, Melo Freni, Elio Giunta, Franca Alaimo, Giovanni Dino, Nicola Romano, Roberto Trapani della Petina e alcuni altri, testimoniando in tal modo una radicalità di domande e di scelte, di ispirazioni profonde, contro il nichilismo e la prassi di indifferenza, per una autentica risorgenza lucente dell’uomo-creatura, non dell’individuo astratto dei razionalisti.
La Poesia, anche la più intimista, canta la vita, l’anima e il destino, consapevole del patrimonio della bellezza e dei limiti dell’avventura umana, aperta all’Eterno: siamo certi che si possa, così e infine, seganalare con positività la produzione elegante la sofferta ricerca di verità di Mattia, inserendola in questa autentica renovatio, a pieno titolo.

Tommaso Romano





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Ringrazio l'amico
Vito Blunda,
poichè mi
ha proposto
la pubblicazione
di questo libro
nonchè
la stessa autrice
per la sua disponibilità.


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