Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

CORALLO - Storia e arte dal XV al XIX secolo


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CRISI

L'eccidio di Eona, i saccheggi di Carloforte e di Palmas e gli effetti che ebbero sull'attività dei corallini. Nuova emigrazione dal settore. L'avvento della bigiotteria e la scomparsa della scultura. Gli influssi dell'llluminismo sulle prerogative apotropaiche del corallo. Il ripudio delle classi preminenti e il declassamento delle opere di corallo. Il mantenimento della tradizione in Campania. L'atteggiamento dei Genovesi e dei Livornesi. Lo scursune, il corno, la mano a fico, i simboli fallici.

Il ripudio del corallo
Nel secolo XIX nel settore del corallo si verificò un mutamento sostanziale.
Una serie di cause turbò lo svolgimento dell'attività di pesca e di lavorazione con ripercussioni immediate sui prezzi: agli inizi dell'800 la materia prima non era molto abbondante; alla fine del secolo sul mercato se ne trovava troppo, per cui il prezzo del corallo precipitò contemporaneamente al suo uso (ma si tratta di una coincidenza del tutto casuale) sulla scia di quanto si era già profilato sul finire del secolo precedente.
I tempi della pirateria sembravano lontani. Lontano e ignorato si dimostrò, invece, il «trattato di pace, navigazione e commercio», che il 26 novembre 1741 avevano firmato Re Carlo e il Bey Bassa di Tripoli.263
Il 23 maggio 1816 a Bona gli Arabi fecero prigionieri 837 fra Torresi e qualche Siciliano, per la maggiorr parte componenti degli equipaggi delle coralline che pescavano sulle coste africane, confidando sulla protezione della flotta inglese. Segui un eccidio di ferocia inusitata; piu di 100 pescatori furono fatti a pezzi dalle durlindane dei mori, come si legge nel rapporto del sacerdote Gennaro Palomba fra i superstiti dei Torresi.264
Episodi analoghi, ma molto piu limitati quanto a vittime, si erano già verificati durante la seconda metà del '700.
Nella notte del 2 settembre 1798, nel corso di una terrificante azione di pirateria, nell'isola di Carloforte gli Arabi fecero 830 prigionieri con saccheggi e devastazioni che sconvolsero i pescatori di tutt'Italia e costituirono il piu raccapricciante capitolo piratesco del XVIII secolo.
Ma un anno prima dell'eccidio di Bona un nuovo episodio contribui a scrivere un'altra pagina del martirologio italiano della pesca del corallo. Nel 1815 un raid nell'isola di Palmas fece altre innocenti vittime alla sete di guadagno e di violenza settaria e irrazionale, rendendo ancora piu difficile la pacifica convivenza nel mare Mediterraneo.
Furono avvenimenti che lasciarono il loro segno e che fecero diventare meno temerari i corallini. Conseguentemente molti pescatori preferirono sfruttare i meno pescosi ma piti sicuri banchi della Sardegna, della Sicilia, del versante tirrenico della Calabria e del Golfo di Napoli; tanti altri, invece, abbandonarono. Queste circostanze portarono al manifestarsi di una crisi che il settore visse in modo traumatico, ma che diventò il substrato per una nuova era: quella delle gioie di corallo. Oltre alla pirateria, un'altra causa della crisi del corallo potrebbe essere individuata nel rivolgimento politico che nell'800 interessò tutta l'Europa. L'alternanza della supremazia militare fece diventare protagonisti della politica economica continentale, in rapida successione, Francia, Germania, Austria, Inghilterra le quali, non trovandosi sempre d'accordo fra loro, resero i mari insicuri.
L'uscita di scena degli Spagnoli, la possibilità (politica, religiosa, militare, culturale) che ebbero gli scontenti di cambiare totalmente mondo trasferendosi in America e la rivoluzione industriale comportarono una fra le grandi migrazioni che la storia dell'umanità avesse registrato dall'avvento dell'era cristiana a quell'epoca.
La conseguenza immediata di questi mutamenti si ripercosse nei gusti, nelle mode, nella considerazione dei valori tradizionali, nella visuale dell'opera artigianale piti disancorata dagli schemi dell'oggetto esclusivo; ci fu anche la propensione a privilegiare la materia prima sulla quale si realizzava l'opera. Si affermò l'usanza di fruire dei beni in modo estroverso, ma anche l'allargamento delle fasce sociali che potevano accedere al possesso di opere d'arte e di gioielli. La donna venne ammessa a partecipare piti assiduamente alla vita della società: una moglie ben vestita, ingioiellata con gusto era il miglior vanto dell'uomo e la maggiore garanzia della sua floridezza economica.
Ma forse la maggior corrosione all'immagine del corallo come bene apotropaico e come ornamento la provocò la nuova corrente del pensiero che in Italia ebbe seguaci convinti solo nel tardo '700.
La crisi manifestatasi nell'800 era già evidente nel secolo precedente. In modo esplicito ne riferisce il conte Michele Pignatelli nella lettera inviata al marchese Tanucci, delegato a seguire l'attività delle coralline e delle tonnare lungo le coste della Sardegna.
Pignatelli, per sottolineare il momento che il settore attraversava, affermava che «ora i coralli sono meno usati di prima nel lusso degli Orientali, e in Occidente sono quasi sbanditi dalla spezieria».265
L'Illuminismo con il suo inserire la ragione in ogni manifestazione umana, eliminando quasi completamente l'incidenza dell'imponderabile, combattè a fondo la superstizione.
Financo i poeti, che del corallo avevano fatto mito e risorsa, lo abbandonarono per seguire il nuovo filone filosofico-culturale che conquistò e rifondò il modo di vivere degli Europei.
Il corallo, come si è già detto, era riuscito a superare indenne il forte deterrente che era la religione cattolica con la quale qualsiasi convivenza sarebbe stata impossibile se il corallo non fosse stato impiegato per magnificare i Santi e la Chiesa.


Laboratorio di corallo a Torre del Greco agli inizi di questo secolo. In evidenza la massiccia presenza di manodopera femminile: nove unità su undici occupate.

ATTENZIONE PER VOLONTA' DELL'AUTORE IL CAPITOLO E' INTERROTTO



263 Ma 17 anni prima lo stesso Re Carlo aveva invitato le città di Trapani, Messina e Siracusa a fornire una lista di prodotti al commercio dei quali i Siciliani si ritenevano interessati per un interscambio con Algerini, Libici e Tunisini. I particolari nella relazione del 22 febbraio 1724 che si trova presso la Biblioteca Comunale di Palermo predisposta dalla «Consultatio Tribunalis Regi Patrimoni, Regni Siciliae pro aperiendo commercio».
264 Uno stralcio lo riporta G. Tescione in Italiani alla pesca del corallo, pagg. 180 e segg.



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DEDICATO A:
Mario Tartamella

1986 © Copyright by
Maroda Editrice

I Edizione Aprile 1985
Il Edizione Ottobre 1986

Per il cortese contributo di esperienze, si ringraziano le famiglie: Adragna, Alagna, Barraco, Barresi, Burgarella, Cammareri, Cardella, Cirafici, Curatolo, D'Ali, D'Angelo, Fardella, Fa da le, Giacalone-Salvo, Governale, Ingarra, La Porta, Manzo, Marini, Marotta, Matranga, Messina, Orbosué, Parigi-Fontana, Romano, Todaro, Virga; nonché le Dirigenze del Museo Regionale «Pepoli» di Trapani e del Castello di Boloeil.

Un ringraziamento particolare al dottore Aldo Sparti (Direttore dell'Archivio di Stato di Trapani) per la costante e dotta disponibilità.

Fotolito: GAMBA - Roma

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