Archivio culturale di Trapani e della sua provincia
Trecento anni di storia civile ed ecclesiastica del Comune di Vita
scritto dall'Arciprete Don Antonino Gioia


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Libro primo
STORIA CIVILE

Capitolo I

IL FONDATORE

Vita, comune della Provincia di Trapani, ha un'origine relativamente recente. Conta poco più di trecento anni di esistenza. Ne fu fondatore D. Vito Sicomo.
D. Vito Sicomo nacque nel 1548, molto probabilmente nella Terra di Calatafimi: Dico molto probabilmente e non certamente, perchè dai moltissimi documenti che a Lui si riferiscono da me consultati, non mi è stato possibile scoprire con certezza assoluta il luogo della sua nascita. Questo però è certo che molti altri della famiglia Sicomo sono della vicina Calatafimi, dove tennero delle cariche, ed ebbero titoli e privilegi.
D. Michelangelo Sicomo fratello di D. Vito che fu nominato il 14 Luglio 1592 pro Conservatore della Terra di Calatafimi (1) dal pro Conservatore del Real Patrimonio: la figlia di questi Donna Beatrice Sicomo; un altro D. Vito Sicomo di Teseo nipote del Fondatore, che fu barone di S. Giovanni; il figlio Giuseppe che fu barone di S. Giovanni ed altri, che è ozioso ricordare, tutti sono indicati come appartenenti alla Terra di Calatafimi. Si può pertanto presumere ed affermare con quasi certezza che il nostro Fondatore abbia avuto i suoi natali in Calatafimi, (2) anche perchè lo storico Mongitore lo chiama calatafimensis. "Vitus Sicomo calalafimensis ".
E il Longo. (Ragionamenti Istorici - Stamperia - 1810) dopo avere riferito gli elogi che del Nostro fa il Mongitore aggiunge: "Molti sono i prodotti del suo illuminato sapere che lasciò scritti a penna, per i quali e per la segnalata fama delle sue virtù ed incorruttibile integrità potrebbe Calatafimi gloriarsi meritamente".

(1) Vedi Archivio di Stato di Palermo. Cons. di Registro reg. 1810 f. 47.
(2) Non mi è stato possibile avere l'atto del suo battesimo, perchè i registri battesimali della Matrice di Calatafimi vanno dal 1563 in poi.


RITRATTO DEL FONDATORE - VITO SICOMO

Vito Sicomo fu un giureconsulto eminente e considerando le cariche e gli uffici da lui coperti, le onorificenze e le dignità di cui fu insignito è da pensare che sia stato uno fra i più celebri e i più virtuosi cittadini del Regno. Si dice che abbia compiuto gli studi giuridici nella celeberrima Universita di Salamanca, ove ottenne con lode somma la laurea in giurisprudenza, che gli aprì le porte ad una carriera luminosissima. Per il suo ingegno, per la cultura di cui seppe adornarsi la mente e soprattutto, per la sua onestà e probità morale, fu caro ai Re di Spagna, e ai vicerè di Palermo che gli affidarono le più delicate mansioni nell'amministrazione della giustizia, nel Consiglio della Corona, nel Parlamento e nel Tribunale della Inqnisizione.
Morì in Palermo, ove abitualmente risiedeva, il 7 Luglio del 1626. Il suo sepolcro trovasi nella Chiesa di Santa Zita, oggi Chiesa parrocchiale, allora Chiesa monastica, nella prima cappella a destra di chi entra: cappella dedicata all'Annunziaziane di Maria SS. Sul sepolcro si innalza un artistico e sontuoso monumento marmoreo. Una grande urna di marmo bianco intarsiata di marmi rossi e verdi viene sostenuta da due leoni in marmo rossa appoggiati sopra una base, specie di plinto, pure intarsiato di marmi colorati. Sopra l'ornato del coperchio. dell'urna stanno adagiati due vecchioni dalla barba fluente, simboleggianti le virtù della sapienza e della fede cristiana, ciascuno dei quali tiene e mostra un cartiglio a nastro e uno stemma. Nei cartigli sono scolpiti due articoli del Credo: - Resurrectionem mortuorum et vitam futuri saeculi. -

Gli stemmi sono del casato Sicomo e sono partiti in due. Quèllo di sinistra in uno scudo ovale diviso in due sezioni da una linea verticale, presenta, nella sezione di destra un albero con foglie, (1) sul quale tenta arrampicarsi un cane levriero, che poi gli artisti cambiarono cOn un leone e nella sezione di sinistra un astro raggiato, il sole, che sorge dall'angolo superiore.
L'altro stemma presenta un volatile dalle ali raccolte poggiato sulla cima di un monte, ed una torre merlata che si innalza sulla sommità di un altro monte più alto del primo descritto. Pare che questo secondo stemma sia del casato materno. Sopra il sarcofago sta scolpito in alto rilievo un tempietto di marmo bianco in fondo al quale si ammira la scena evangelica dell'Annunziazione e sopra il tempietto il monogramma del nome di Gesù, I H S, sormontato dalla corona baronale.
Sulla fronte della base del monumento trovasi la seguente epigrafe degna di essere riportata perchè meglio ai 'qualunque altro documento ci fa conoscere le alte cariche cui egli pervenne: per il pensiero profondamente cristiano che la ispirò e per ammirare la religiosità di tanto illustre Personaggio che la detto e la volle sul suo sepolcro.

D. O. M.

Vitus Sicomo oppidi Vitae Do: us Iureconsultus causarumque patronus integerrimus ac Philippi III. Hisp. et Sic. Reg. a consiliis virtutum meritis ad precipuas regni dignitates gradatim evectus, nam bis in Praetorio Jus dixit, Sanctae Inquisitionis consultor adfuit, trium brachiorum suffragio deputatus in Tribunali Regii Pàtrimonii ac M.R.C. per XXIII, ac magna cum laude F.P. et demum ad Sacrae Regie conscientiae concistoris presidentiae fuit assumptus.
Vivens sacellum hoc eiusque urna erigi iussit non vana mundi gloria ductus, sed ut posteros ad virtutum alligeret et mortis semper memor peccata vitaret.
An: a Par. Vir. MDCXX. Vixit an LXXVIII, obiit die VII Iulii IX. IN. 1626.
Per coloro che non conoscono il latino o non hanno familiarità col latino epigrafico ne dò la traduzione.
Vito Sicomo, Signore del paese di Vita, giureconsulto e patrocinatore di cause integerrimo, Consigliere di Filippo III. Re di Spagna e di Sicilia, per i meritì delle sue virtù innalzato gradatamente alle principali dignità del Regno; infatti fu due volte giudice del Pretorio, fu Consultore della Santa Inquisizione, col voto dei Tre Bracci, (2) per tre anni deputato nel tribunale del Regio patrimonio, e per 23 anni, con grande lode Avvocato fiscale della Regia Gran Corte, e finalmente fu assunto alla Presidenza del Concistoro della Sacra Coscienza Regia.
Vivente ancora si fece. costruire questa Cappella e relativa tomba non già mosso dalla vanagloria del mondo, ma per eccitare i posteri alla virtù e, memore sempre della morte, evitare i peccati. Nell'anno 1620 dal Parto della Vergine. Visse. anni 78 - mori il 7 Luglio IX indizione 1626.


(1) Il cognome - Sicomo - trae la sua origine dal nome sostantivo sicomoro che viene dal greco sykomorus o ficomoro chiamato da S. Gregorio ficus fatua. E' una pianta altissima dell'Egitto, il cui legno creduto già incorruttibile adoperavasi per i feretri del re e dei grandi: diviene molto grossa e folta di foglie, ma raramenta è diritta e per lo piÙ si incurva e torce. I moderni botanici chiamano col nome di sicomoro una specie di acero che presto cresce. e serve col suo fogliame di ornamento ai giardini. L'albero che trovasi nello stemma è per l'appunto un sicomoro che aVeva dato origine al Casato.
(2) Erano i tre rami del Parlamento, cioè: l'ecclesiastico, il militare e il demaniaco.




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