Alberto Barbata


la copertina del libro

- la copertina -
Piazza vitt. emanuele
monumento
ai caduti
e chiesa madre,
foto del 1938
del Cav.
Ignazio Montalto




Un vivo ringraziamento
al Cav. Vincenzo Montalto
di Castelvetrano,
per aver consentito la pubblicazione delle immagini di Paceco scomparsa, tratte dall'archivio del padre, Cav. Ignazio.



Al Cav. Emilio Curatolo
un particolare ed affettuoso grazie per le immagini fornitemi del ventennio fascista.

Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

L'AUTONOMIA PERDUTA E RITROVATA
di Alberto Barbata


pagina precedente

pagina successiva

L'Autonomia perduta e ritrovata

La domanda di annullamento del decreto si fondava su alcuni motivi importanti di natura giuridica.(14)
In primo luogo, sulla violazione dell'art. 30 del T.U. 3 marzo 1934 n° 383; infatti il capoverso dell'art. 30 disponeva che "può, inoltre, essere disposta la riunione di due o più comuni, qualunque sia la loro popolazione, qualora i Podestà ne facciano domanda e fissino di accordo le condizioni". Infatti nelle due deliberazioni del Podestà di Trapani e del Commissario prefettizio di Paceco non si riscontrava alcun cenno intorno a quelle condizioni che la legge prescrive come essenziali. E ciò era un fatto grave perchè si trattava di un Comune come Paceco, di circa 12 mila abitanti, che ragioni storiche, sociali e politiche imponevano di lasciare in vita.
Il secondo punto de1 ricorso verteva sulla contradittorietà delle due deliberazioni e di vizio di consenso. Mentre il Commissario di Paceco deliberava la fusione di Paceco con Trapani, il Podestà di Trapani deliberava l'aggregazione pura e semplice di Paceco a Trapani. Il decreto impugnato, stabilendo l'aggregazione, violava il consenso, secondo il ricorrente, di uno dei due enti deliberanti.
Inoltre si faceva cenno nel ricorso ad una particolare condizione imposta dal Prefetto di Trapani Dompieri al suo Commissario prefettizio in Paceco. A quest'ultimo si dava mandato imperativo di deliberare la fusione (così recita il decreto di nomina) "da poichè Trapani, con atto 31 dicembre 1937, ha deliberato l'aggregazione del Comune di Paceco e del suo territorio".(15)
Ad avviso del ricorrente, mancava una manifestazione libera della volontà dell'ente Comune, che il Commissario prefettizio non aveva, comunque, veste per interpretare ed esprimere, trattando di un affare di particolare gravità, come poi relazionò Miranda.
Il ricorso contro il decreto e quindi avverso all'atto deliberativo del De Felice sosteneva che quest'ultimo, "in luogo delle condizioni previste dalla legge, si dilunga in una serie di proposizioni verbali, che dimostrano una assoluta ignoranza delle cose del Comune di Paceco e della sua stessa topografia, affermando che l'abitato di Trapani si spinge fino a pochi metri da quello di Paceco, mentre le ultime case di Trapani si arrestano allo sperone della strada Paceco-Salemi e perciò la distanza fra i due centri è notevolissima".
Tra i motivi addotti nel ricorso ci si rifaceva anche alle affermazioni del Commissario che nella sua deliberazione sosteneva speciosamente che i rurali di Paceco coltivano le terre dei proprietari trapanesi.
Ma l'economia di Paceco, dissero gli avvocati difensori, è esclusivamente agricola, mentre Trapani vive di commerci e di industrie e perciò ha bisogno, per la coltivazione delle sue terre, della manodopera agricola di Paceco.
Il Commissario sosteneva che le finanze del Comune di Paceco erano povere, ma in verità il bilancio comunale, che si aggirava sulle 500 mila lire, era stato chiuso fino al 1936 con un avanzo di 60 mila lire e soltanto nel 1937 fu registrato un modesto deficit, dipeso unicamente dall'enorme carico di spedalità ordinata in gran parte dall'autorità superiore per la lotta contro la tubercolosi.
Si sosteneva, inoltre, nel ricorso, che Paceco aveva un edificio scolastico grandioso ed i servizi comunali in perfetto ordine e che il Comune capoluogo sperava di trarre dall'aggregazione i proventi che potevano contribuire all'assestamento delle sue finanze dissestate.
Nel controricorso del Comune di Trapani si affermava che il primo motivo sostenuto dal ricorrente era evanescente, perché nelle due deliberazioni del Podestà di Trapani e del Commissario prefettizio di Paceco sarebbero state specificate chiaramente le condizioni della fusione e si sosteneva l'infondatezza del secondo motivo perchè dalle deliberazioni dei due Comuni risultava chiara e precisa la loro comune volontà di "unificare, unire un Comune con l'altro, in modo che unico sia lo svolgimento della vita economica, sociale, agricola, igienica e dell'edilizia dei due comuni".
E poi, richiamando l'art. 338 del T.U. del 1934, il Comune di Trapani faceva rilevare che gli amministratori straordinari dei Co­muni hanno gli stessi poteri degli organi che sostituiscono, per cui il Commissario prefettizio aveva ben potuto deliberare la fusione di Paceco con Trapani, così come il Podestà della città capoluogo.
Si negava, inoltre, che il Prefetto avesse dato al Commissario prefettizio un mandato imperativo.
Infine venivano richiamati i motivi favorevoli alla fusione, contenuti nel parere della sezione prima del Consiglio di Stato, espresso nella sua adunanza del 27 luglio 1938.
Il Consiglio di Stato, respingendo il ricorso del Gervasi, nel dispositivo della sentenza sosteneva l'infondatezza del primo motivo addotto, considerando legittima la decisione adottata dai due organi deliberanti comunali, in quanto la legge non ha voluto che le condizioni della riunione di due o più Comuni, nel caso di riunione volontaria, fossero determinate autoritativamente da una volontà superiore, senza cioè subordinarle a condizioni prestabilite. La procedura quindi era stata osservata legittimamente, così come il Governo del Re l'aveva già considerata nel decreto.
Per quanto riguarda il secondo motivo, il Consiglio di Stato lo respingeva affermando che la lettura delle due deliberazioru podestative, esibite negli atti, dimostrava che il Commissario prefettizio di Paceco aveva inteso e voluto aderire alla volontà, già manifestata dal Podestà di Trapani, per l'aggregazione di Paceco al capoluogo. La volontà di adesione del De Felice era stata fustigata nella memoria presentata dal Gervasi, come "eccessivamente passiva".
Si deduce dalla sentenza che il Consiglio aveva fatto notare la contradittorietà e la denunzia fuori luogo, espressa dal Gervasi, di un contrasto di volontà tra due Comuni, indugiando sull'espressione letterale usata dal Commissario di Paceco, che aveva parlato di fusione anzichè di aggregazione.
Ma certamente la fusione non è aggregazione, in quanto nel primo caso, due Comuni abbandonano la loro personalità giuridica per crear ne una nuova; nel secondo caso, è soltanto il Comune aggregato che perde la sua personalità, mentre permane quella del Comune aggregante, accrescendosi nei due elementi costitutivi del territorio e della popolazione.
Nel controricorso del Comune di Trapani, si faceva notare da parte del relatore, che dalle deliberazioni dei due Comuni di Trapani e Paceco risultava chiara la loro comune intenzione di unire un Comune con l'altro, "in modo che unico sia lo svolgimento della vita economica, sociale, agricola, igienica, edilizia dei due Comuni".
Secondo quanto sopracitato, il Commissario prefettizio di Paceco, aderendo alla volontà già manifestata dal Comune di Trapani, aveva inteso fare distinzione tra fusione e aggregazione e subordinare a questa distinzione la sua incondizionata manifestazione di volontà unionistica. Nessuna imposizione, ad avviso del Consiglio di Stato, venne impartita dal Prefetto al Commissario prefettizio e nessun eccesso di potere aveva commesso il Governo del Re, "perchè l'aggregazione al Comune di Trapani del contermine Comune di Paceco è giustificata da ragioni di ordine topografico, igienico e finanziario, che resistono alle denegazioni del ricorrente".


(14) Consiglio di Stato - Reg. Dee. N° 387 - 5 Giugno 1942-XX
(15) A.S.C. - Carpetta del Podestà - Gab. Anno 1938.


pagina precedente

pagina successiva

Copyright © by Alberto Barbata, Paceco, Italy






La Koinè della Collina
Associazione Culturale
Paceco
2005







Ringrazio l'amico
Vito Accardo
per avermi
fatto conoscere
questo libro







E-mail e-mail - redazione@trapaninostra.it