Alberto Barbata


la copertina del libro

- la copertina -
Piazza vitt. emanuele
monumento
ai caduti
e chiesa madre,
foto del 1938
del Cav.
Ignazio Montalto




Un vivo ringraziamento
al Cav. Vincenzo Montalto
di Castelvetrano,
per aver consentito la pubblicazione delle immagini di Paceco scomparsa, tratte dall'archivio del padre, Cav. Ignazio.



Al Cav. Emilio Curatolo
un particolare ed affettuoso grazie per le immagini fornitemi del ventennio fascista.

Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

L'AUTONOMIA PERDUTA E RITROVATA
di Alberto Barbata


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Appendice
LA GUERRA DEI CONFINI

L'urbanistica di una città è indissolubilmente legata agli accadimenti della sua storia politica e amministrativa, determinata quasi sempre dalle classi dominanti, in diversi tempi, lungo il corso dei secoli.
La nascita di Paceco costituisce, pertanto, la vetta più alta raggiunta non solo dalla potente famiglia trapanese dei Fardella, ma anche da tutto il patriziato del territorio, lungo l'arco della sua storia millenaria.
Costruire una città ex novo, in un luogo privo d'impianti urbanistici preesistenti, non è impresa di poco conto, ma impone dovizia di fondi finanziari e scelte ben precise, mirate a lungo termine. È la realizzazione di una idea progettuale che deve tene­re conto di diversi fattori, sociali, economici, politici ed anche ambientali.
Se il disegno della pianta urbanistica di Paceco tenne in alta considerazione i processi razionali, governati dalla "pura ragione", legati e favoriti, peraltro, dalla politica siciliana della monarchia spagnola, lungo l'arco di tutto il Seicento, d'altro canto è necessario rimarcare che il territorio in cui venne inserito costituiva quasi un'enclave di quello più esteso e storicamente definito della "invictissima" città falcata.
La "nuova fondazione" di Paceco veniva calata di prepotente imperio alle spalle della città di Trapani, ne costeggiava una delle sue strade principali d'accesso, la regia trazzera del Mazaro, ovvero l'antica consolare romana che era servita, fino all'alto Medioevo, di comunicazione tra Lilybeum e la già punica Drepanum.



Panorama di Paceco, dall'alto del timpone Castellaccio (1956).

Nel contempo, essendo stato costruito su di un'altura tufacea, percettibile sulla pianura, ed in un luogo ameno e salubre, il nuovo borgo feudale dominava la città, quasi a costituire un caposaldo, una fortezza emblema di una famiglia, quale quella dei Fardella, che era la più influente, la più numerosa, la più ricca del territorio, non nuova ad imprese di signoria, se già nel secolo XV, attraverso solide alleanze matrimoniali, aveva creato una rete di potere politico notevole e gettato le basi di una grande proprietà fondiaria(l).
Non bisogna dimenticare che proprio i Fardella avevano già costruito, nella pianura trapanese, non lungi dal nuovo sito prescelto, nei primi decenni del secolo XVI, il borgo fortificato di Xitta. Ed invero Xitta era stata fondata al centro di un ampio vigneto che costituiva una delle prime proprietà fondiarie della famiglia, essendo stata acquisita quale dote di Benvenuta (o Benvenutella) de Sigerio, nobile trapanese, andata in sposa a Lanzone Fardella e Ventimiglia, regio familiare, Maestro credenziere e Almirante in vita della città di Trapani, nonchè Capitano di giustizia nel 1432 e Senatore nel 1438 e 1444. Lanzone (Lanzuni, ovvero Lancillotto) era il figlio del famoso Almirante Antonio Fardella, sposo di Perna Ventimiglia, ed era stato uno dei firmatari del Patto di Salemi, Regio cavaliere per nomina di Ferdinando nel 1413(2). Un'alleanza matrimoniale molto decisiva per i Fardella, che per la prima volta, dopo le cariche di funzionari imperiale al tempo degli Svevi e gli uffici recenti del periodo aragonese, entravano nella ristretta cerchia della grande proprietà terriera. Benvenutella era, infatti, discendente diretta di Filippo de Sigerio, Regio familiare, Signore del Casale della Xhitta, del Falconeri, delli Xaurini, ed altre terre e figlia di Pietro de Sigerio, Barone di Fontanasalsa. Re Martino aveva conferito a Filippo, nel 1397, l'ufficio di Senatore e nel 1406 quello di Capitano di giustizia della città di Marsala(3). Questa premessa è necessaria per chiarire gli aspetti ancora poco conosciuti della storia di questo territorio che costituirà il fulcro della ascesa dei Fardella, principi e signori di Paceco e marchesi di San Lorenzo la Xitta.
Quest'ultimo toponimo nascerà, infatti, con casa Fardella, che era particolarmente devota al Santo patrono di una delle due Chiese madri di Trapani, la parrocchia di San Lorenzo martire (l'altra era l'antichissima San Pietro). La loro "domus magna" sorgeva alle spalle dell'odierna Cattedrale e propriamente nell'antica contrada di San Giovanni la Disciplina. In essa i Fardella aveva costruito la prima cappella gentilizia e le prime tombe di famiglia, e vi saranno sepolti tutti i baroni di San Lorenzo fino a Gaspare, morto nel 1595, padre di Placido, primo principe di Paceco. Il Casale di Xitta, pertanto, o per dir meglio il suo toponimo, prima dell'avvento dei Fardella era conosciuto come San Giacomo la Xhitta, traendone il nome da una antica chiesa campestre, intitolata a San Giacomo "de Galizia", già esistente probabilmente fin dal secolo XV.


(1) Trasselli, Carmelo - Antonio Fardella vice Ammiraglio di Trapani, TP, 1951. Bresc, Henri - Un monde mediterranèe - economie et sociètè en Sicile 1350­1450, Rome, 1986.
(2) L'll novembre 1412, fra le mura del Castello di Salemi si riunirono i capitano ed i baroni delle città filo-aragonesi di Marsala, Mazara, Castelvetrano, Partanna, Erice e della stessa città ospite, i quali, riuniti in quella Lega che il Beccaria chiama "la novella Pontida siciliana", impedirono a Bernardo conte di Cabrera di usurpare il trono della regina Bianca e di diventare così il despota dell'intera Sicilia. Beccaria, G. - La regina Bianca in Sicilia, Palermo, 1887, p. 36. Cammarata, Paolo - Il castello e le campane, Palermo, 1993, p. 135.
(3) Fra' Pietro Giustiniano Correttore Venerabile del Convento di San Francesco di Paola della città di Salemi - Albero Genealogico della Famiglia Sigerio, 1700 (l'albero era stato redatto come prova di Nobiltà di fra' Taddeo Sieri Pepoli Cavaliere gerosolimitano di Trapani). Ms in fase di pubblicazione a cura dello scrivente.

SIGLE
A.S.C. = Archivio Storico Comunale - Paceco
A.C.S. = Archivio Centrale dello Stato - Roma
B.C. = Biblioteca Comunale - Paceco
C.P.C. = Casellario Penale Centrale - Roma (in A.C.S.)
G.U. = Gazzetta Ufficiale


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La Koinè della Collina
Associazione Culturale
Paceco
2005







Ringrazio l'amico
Vito Accardo
per avermi
fatto conoscere
questo libro







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