Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

L'odore della cera - di Giovanni Cammareri


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LA PASQUA DEGLI ALTRI - Monitor n° 14 - 14 aprile 2006


Prizzi: Ballo dei diavoli (V. Anselmo)

E se noi trapanesi provassimo ad andarcene? A trascorrere un Venerdì Santo, magari anche il giorno di Pasqua altrove, dove meglio godere di una sana giornata emotivamente intensa, grazie all'estrema semplicità con la quale certi riti si sono conservati, senza tanti fronzoli e mistificazioni? A Enna, per esempio. Dove il consolidato ordine delle precedenze, comunque stabilito dalle solite, vecchie, secolari diatribe, propone, una dietro l'altra, in un effetto cromatico superbo, le autentiche, quindici confraternite dell'antica Castrogiovanni. Dietro soltanto due fercoli: il Cristo Morto condotto in processione dalla Confraternita del SS. Salvatore, la più antica d'Italia, e l'Addolorata dall'omonima Compagnia. Intorno, religioso, irreale silenzio e musica lontana. Talvolta anche nebbia. E quelle mistiche figure avvolte come dal tempo che le accarezza, ne rinnova la vita, le rende immortali.
Così scendono lungo la via Roma avvolte nelle tuniche e nelle mantellette, con i volti nascosti dalle visiere. Quindi ritornano. A viso scoperto. Come impone la tradizione, a causa di una vecchia storia di complotti segreti.
Il Cristo nero, 'u Signori da cità, a Caltanissetta, lascia la sua chiesa al tramonto, quando i fogghiamara (raccoglitori di erbe selvatiche) lo mettono in spalla e iniziano a intonare le loro lamintanze, O ladate. Lo faranno ininterrottamente per tutto il tragitto, circa tre ore di processione accompagnate da orazioni e proverbi sulla vita di Gesù, espressioni spesso incomprensibili, pronte a elevarsi fra la gente del popolo, un bagno di folla che fa ala alla Real Maestranza, al Clero, ai carabinieri con i pennacchi. E il piccolo Cristo che avanza. Nero.
Trovato in una grotta sul monte di Sabucina, ora nella sua vara a tempietto condotta ovviamente dai fogliamari. Scalzi. E la città rivive la Passione e Morte nell'intensa religiosità del momento.
Pietraperzia ha il suo simbolo: 'u Signori di li fasd. Su di una trave alta circa otto metri, un globo policromo, e sopra il globo il Principalissimo, come chiamano i pettini quel crocefisso. Da sotto il globo si diramano le circa duecento fasce della lunghezza di trentatré metri ciascuna. Ogni lembo inferiore viene retto da un fedele e intorno alla vara viene perciò a formarsi una sorta di cono con il_ vertice in alto, una piramide che si allarga e restringe a seconda la più o meno ampiezza delle strade. All'interno i portatori impegnati a condurre in spalla la pesante vara dove è fissata la lunga trave.
Il crocefisso viene tolto dalla sua nicchia della chiesa del Carmine alle quindici in punto. Poi ogni devoto, entrando in chiesa, riceve un nastrino rosso, a misuredda, lungo quanto la statua del Cristo. I fedeli lo porgono poi a un confrate il quale lo distende sopra il simulacro segnando una croce. Infine. i nastrini vengono annodati alle braccia del Cristo da dove penderanno durante la processione.
A sera parte il corteo al grido di pietà e misericordia, Signuri.
Alla Madrice vengono aggregati al corteo il Cristo Morto, sorretto dai confrati, e l'Addolorata portata dalle donne. E così il grande albero della vita incede fino a notte nella magnificenza di un rito catartico unico al mondo, fra lamintanze e autentica commozione.
Ma l'assorta contemplazione del dolore della Madre rimane una componente imprescindibile dalla Settimana Santa in genere, sentimento che ha probabilmente aiutato a produrre un preciso genere di arte sacra. Bellissimi perciò certi simulacri dell'Addolorata. In particolare alcuni facenti parte delle numerose processioni palermitane del Venerdì Santo, nonché quelli di Bagheria, Marsala, Ciminna, quest'ultimo eventualmente visibile in qualsiasi momento di qualsiasi giorno dell'anno in quanto conservato praticamente in strada, dentro . una cappella chiusa da vetri (ovviamente sovrapposti a una grata) nei pressi della chiesa del Purgatorio. L'Addolorata esce a tarda sera, mentre al mattino sono i cosiddetti Misteri, generalmente piccole statue raffiguranti il solo Cristo, ad aprire le celebrazioni del Venerdì Santo a Ciminna.
Addirittura con i chiarori dell'alba prende avvio a Collesano 'a Cerca, oggi una Via Crucis rappresentata con personaggi. Un tempo iniziava la notte del Giovedì Santo per concludersi all'alba, in un orto dove la tradizione popolare credeva fosse nascosto il Cristo che avevano, appunto, cercato in quello che era il senso del rito. I confrati del SS.
Crocifisso, cappuccio e tunica bianca e mantellina marrone, conducono ancora gli strumenti della Passione. Tra questi simboli spicca un'arancia trafitta da un coltello posta sopra un vassoio; è l'immagine del sacrificio nello strazio che sfigura l'opulenza del frutto.
Infine è Resurrezione. La domenica di Pasqua la Sicilia propone 'una festa pressoché ininterrotta, da Caltagirone ad Aidone dove tipici sono i famosi santoni, grosse raffigurazioni in cartapesta degli apostoli portati in giro da uomini posti alloro interno. Oppure con !'omu vivu di Scicli, un Resuscitato di belle fattezze popolarmente detto 'u Gioia, condotto (Più che altro, trastullato) con una foga devozionale particolarmente accesa; o con i meravigliosi archi di San Biagio Platani, o ancora, con i diavoli di Prizzi nellà loro pantomima del male poi puntualmente sconfitto.
Ma quasi ovunque, al di là delle varianti sceniche più o meno evidenti, nonché dal nome della cerimonia - tiffruntata, u'ncuonfru a Modica e a Petralia Sottana, 'a Paci a Giuliana, giunta a Caltagirone, lu ncontru a Ribera, Aurora a Mazara e Salaparuta - è l'incontro tra il Cristo Risorto e la Madonna a suggellare la fIne delle cerimonie pasquali siciliane. Se a San Biagio Platani tale incontro avviene sotto gli archi o in mezzo ai diavoli a Prizzi, tra santoni ad Aidone o il solo, enorme san Pietro a Caltagirone, nella più vicina Castelvetrano (e non solo) sarà il simulacro di un angelo fatto correre per tre volte verso la Madonna ancora ammantata a nero ad annunciarle la lieta novella, a dare avvio alla funzione dell' Aurora poiché una volta avveniva all'alba.
Quindi il solito gioioso incontro con sparo di mortaretti, volo di colombi, processione fInale e, per concluderla alla spagnola, ovacion y musica.


San Biagio Platani: Pasqua (V. Anselmo)




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