Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

L'odore della cera - di Giovanni Cammareri


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L'ACQUA BENEDETTA - Monitor n° 17 - 26 maggio 2006


Ascensione: Dipinto

Da bambini tutto aveva un sapore diverso, perché negarlo. La sera della vigilia dell'Ascensione aveva un non so che di particolare, di quasi magico e religioso insieme.
Prima di andare a dormire ci facevano mettere sul balcone o sopra il davanzale di qualche fmestra, una bacinella colma d'acqua. Al mattino, divenuta benedetta, con quell'acqua ci lavavamo il viso.
C'era chi invece, al fine di preservarsi dalle malattie in genere, l'acqua se la beveva. Rigorosamente a stomaco vuoto.
Senza foglio illustrativo e avvertenze da leggere attentamente, alla stregua di una prescrizione medica - più che altro medicamentosa - antica e popolare, di sicuro e accertato effetto. Ovviamente l'acqua tenuta fuori tutta la notte doveva essere potabile. Poi diventava ... pozione, grazie alla brina notturna che vi si mischiava, ragione per cui l'acqua la si diceva assirinata.
Nella stessa sera, le donne di Avola collocavano sui tetti delle loro abitazioni, delle croci composte con l'erba di assenzio. Il giorno dopo le riprendevano conservandole in casa come rimedi alle malattie, e nelle stalle al fme di rendere mansueti gli animali indomiti.
Tutto questo poiché si riteneva che Gesù, nel suo passaggio ascensionale, appunto, benedicesse l'acqua, le piante e ogni cosa. Lujornu di l'.AJcinsioni, acchianau 'n celu lu Signori, e cci dissi a l'Apostuli soi, dumannati e diciti la grazia chi vuliti. A quaranta, Signuri! E' questa una sorta di preghiera attraverso la· quale i contadini invocavano che le messi potessero produrre quaranta volte quanto seminato. Come quei contadini del messinese, i quali andavano in spiaggia a intonare un preciso canto a ogni onda infranta sulla battigia. Cantavano perciò, e ogni volta raccoglievano un pugno di sabbia da gettare sui tetti di chi allevava bachi da seta pr<;>piziando sette libre di seta a ogni canniccio.
Fra credenze e usanze, fede e superstizione, tale giorno era pure destinato al primo bagno in mare della stagione che, se fatto alla mezzanotte, guariva finanche dalle malattie cutanee.
Sempre a quell'ora, chi aveva il gozzo doveva mordere la corteccia di un pesco. Se l'albero seccava, la guarigione dalla malattia, anche in questo caso, era assicurata.
La terra e l'acqua quindi, un grande connubio fra due elementi primordiali della natura, garanzia di sostentamento e perciò di vita. Ma non è tutto. Di fatto la ricorrenza, degna perciò di sacralità eccezionali, della natura metteva msieme tutti e quattro gli elementi. Oltre alla terra e all'acqua, l'aria e il fuoco. La prima attraverso il sacro legame con il cielo (e non solo); il secondo, per la sua consueta finalità catartica, altamente purificatrice.
Secondo una credenza siciliana, alla mezzanotte l'acqua del mare oltre che pura, diventa dolce.
Con fiaccole accese, fra canti e preghiere, pastori e contadini giungevano al mare assieme a greggi e mandrie; con buoi, muli, asini e i cavalli bardati a festa, ricchi di sonagli, campanacci, lustrini e pennacchi variopinti. Tutti, uomini e animali, entravano in mare mentre un sacerdote benediceva l'assortita orda festante.
Finita la cerimonia si ritornava nelle case dove il complesso rituale proseguiva ravvivato dalla intensa luce di enormi falò. li fumo prodotto aveva un carattere sacro, come tutto il resto. E tanto più imponente risultava 'a fumata, maggiori effetti benefici, protettivi e magici assumeva il rito. E tanto più alto era il vento nell'aria, tanto meglio quel fumo poteva spandersi accarezzando i campi seminati, gli animali, le vigne e i frutteti, le case e gli uomini.
Quel giorno, di sorprendenti credenze e usanze dimenticate, inevitabilmente di scampagnate in campagna o al mare, cadeva sempre di giovedì ed era giorno di vacanza. Fino a quando l'Italia non si accorse di essere un paese eccessivamente vacanziero. Provvide allora a sopprimere alcune festività.
Le celebrazioni vennero così spostate, almeno sui calendari, alla domenica successiva. Tra queste anche l'Ascensione.
Ma il risaputo computo dei quaranta giorni a partire da Pasqua, si chiude ancora di giovedì.
Provate a contarli.



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