Archivio culturale di Trapani e della sua provincia

L'odore della cera - di Giovanni Cammareri


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NEL NOME DEL SIGNORE - Monitor n° 21 - 8 giugno 2007


Calatafimi: Maestranza. Festa del Corpus Domini (G. Cammareri)

Da qui a Cusco non è solo una questione di oceano. Solo adesso focalizzo l'evidenza beffarda dell'altro emisfero. Non l'avevo ancora pensata questa cosa che mi ha capovolto in un momento l'idea che distrattamente mi ero fatto di una pur fresca primavera sulla cordigliera andina. Dove invece è quasi inverno.
Eppure il clamore dei grandi appuntamenti festivi supera ogni altura, resiste a qualsiasi freddo e rimbomba fino a qui come una curiosità da soddisfare. Prima o poi. Perché le celebrazioni del Corpus Domini a Cusco, una singolarissima mistura dai tratti spagnoleggianti, barocchi e indù, è una esperienza che aspetta.
Da noi, intanto, dalla parte di questo emisfero, intendo, e in primavera, non scordiamoci di Puenteareas e Sitges, vicino Barcelona, di Zahara e Sevilla ma soprattutto di Toledo, in mezzo alla Castiglia, circondata dal fiume Tajo, città di spade e castelli, con le sue torri moresche e con la Mancha di Don Chisciotte lì vicino. E con la festa del Corpus Christi.
L'aspettano davvero. Tra la forte fede e l'orgoglio di mostrarla, quella preziosa custodia seicentesca da ostentare al mattino. Mentre sftlano caba//eros e confrati, medievali presenze vestite di bianco, di azzurro, di verde, di rosso.
Ancora più vicina è la Sicilia, con le sue e la mia città dei ricordi e della storia più o meno distanti dalla Spagna e dal Perù.
La mia città dei ricordi vestiva ogni balcone di ricamati copriletto, un variegato campionario dell'arte del ricamo, e da quei balconi si staccavano copio si i petali che poi rimanevano fitti sulla strada.
Il Santissimo era scortato dai carabinieri con i pennacchi, avevano i pennacchi rossi e blu e la spada, e artistiche lanterne affiancavano il baldacchino. Mentre la banda intonava musiche solenni perché solenne era quel passaggio che profumava di cera e d'incenso. Tutto questo accadeva sempre in un giovedì di giugno, raramente a fine maggio, un giovedì sempre festivo, a un certo punto soppresso assieme ad altri.
Dal giorno successivo, venerdì, toccava alle parrocchie che ancora continuavano a essere quartieri. A turno si animavano, quasi gareggiavano, e ogni giorno fino all'altro giovedì, si agghindavano nuovi balconi e svolazzavano altri petali.
Iniziava S. Pietro, la parrocchia più antica della città; concludeva S. Lorenzo ma in veste di parrocchia. A differenza della giornata festiva, quando la processione ufficiale che sempre da S. Lorenzo iniziava, andava a concludersi ai Salesiani. Otto giorni otto di processioni, quasi a volere rimarcare l'alta dignità del festeggiato, e ogni giorno un ostensorio diverso, un parroco diverso a reggerlo, un baldacchino e altri lampioni più o meno antichi e indorati in contesti forse meno solenni ma di sicuro più calorosamente partecipati rispetto al sontuoso corteo del primo giorno.
La città della storia narra di altarini allestiti qua e là e degli Agostiniani dell'Itria dediti a spazzare umilmente la via Garibaldi.
La processione veniva fatta al mattino. Vi partecipava ogni tipo di autorità e tutte le confraternite cittadine. Il cerimoniale era complesso. Un drappello di fucilieri, per esempio, attendeva per gli onori militari l'arrivo in chiesa di tutte le carrozze che portavano i vari rappresentanti militari e civili ai quali spettavano precisi posti e precedenze sia in chiesa quanto nel corteo processionale. Questo al tempo delle tre Chiese Reggenti (S. Pietro, S. Nicola, S. Lorenzo) turnazione cessata nel 1845 con l'elezione della Diocesi.
Infine le altre città, una in particolare, veramente, ed è Calatafimi, dove tutto a un tratto entra in scena la Maestranza nel suo assetto più raro, riscontrabile soltanto nei giorni della festa solenne del Crocifisso.
Compie il giro del paese.
Prima di partecipare alla processione. Fucili in spalla e cappello, bandiera e alabarde, nel suo tipico incedere marziale fra le strade dove qualcuno ha allestito altarini ricchi di fiori destinati ad accogliere il santissimo.
Il giro inizia alle sedici e trenta, la processione alle diciotto e trenta dalla chiesa di S. Michele; certo, non sarà Toledo e neanche Cusco, ma vale la pena farvi un salto lo stesso.



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