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ERICE: Due gravi pendenze di “RECUPERO” del patrimonio storico-artistico

 

Si è tenuta recentemente presso il Museo Pepoli una breve cerimonia durante la quale il “Club Unesco Erice”, presieduto da Enzo Bandi, ha conferito al nostro concittadino Vincenzo Scuderi una targa, in riconoscimento del suo lungo operato di studio e tutela istituzionale del patrimonio artistico del territorio trapanese ed ericino in particolare. Vincenzo Scuderi, nell’occasione, ha rievocato, soprattutto attraverso le immagini, alcuni “Momenti, aspetti ed episodi del (suo) cammino lungo le vie storico-artistiche del Trapanese”.
 

Sul finire di tali richiami Scuderi ha voluto testimoniare anche della sua “autoinvestitura”, come lui stesso l’ha definita, quale “Avvocato d’ufficio”, da circa quindici anni, del patrimonio artistico ericino, mediante articoli giornalistici e lettere alle Istituzioni specialmente (Soprintendenza, Curia, Comune, Fondazioni etc.). Più in particolare di tale funzione ed attività ha tenuto ad evidenziare le pendenze ancora non risolte ma di grande valore ed interesse per la Comunità ericina, di cui appresso.
Il restauro e recupero, anche o, quasi, soprattutto, per i vitali interessi turistici delle cittadina del prezioso affresco rococò (1750 c.) con la Discesa dello Spirito Santo, nella volta del piccolo “Oratorio Sales” annesso alla chiesa di San Cataldo. Un affresco non soltanto bello ma anche unico in tutta l’area trapanese – e, quindi, ancor più prezioso – di una tipologia decorativa assai diffusa a Palermo in edifici sacri ma della nobiltà laica soprattutto. Sono ormai circa dieci anni da quando l’affresco venne assai danneggiato da malaugurate infiltrazioni idriche; ma è da ricordarsi anche il responsabile impegno assunto dall’Arciprete di Erice di affidarne il restauro ad una capace restauratrice di sua fiducia, sinora impegnata con gli affreschi barocchi della chiesa di San Pietro.
L’altra “pendenza grave” è di diversa natura rispetto al restauro dell’affresco di cui si è appena detto. Si tratta, in questo caso di restaurare e recuperare non la fisicità dell’opera ma la sua identità funzionale e storica, connessa ad un importante momento della storia sociale e civile di Erice.
La statua, infatti, della “Madonna della pace” (Scuola gaginesca del 1571) fu acquisita dalle Clarisse del convento di San Pietro, per celebrare un importante evento sociale e civile, per il quale non poco si erano adoperate: la riappacificazione tra fazioni rivali della nobiltà e borghesia ericina, per tal motivo posta sull’altare principale della loro chiesa e, perciò, poi sempre venerata come “Madonna della Pace”.
Ma nello scorso secolo, non occorre dire quanto inopportunamente, lo storico simulacro fu rimosso per essere sostituito da una moderna statua in gesso. Oggi si trova ancora, senza funzione alcuna, in un salone dell’ex-Convento, oggi di proprietà della “Fondazione Ettore Majorana”. Purtroppo non risultano ancora concretamente avviate le pratiche, che dovrebbero essere tutt’altro che difficili, tante sono le motivazioni e ragioni che le sostengono, tra i competenti Organi ecclesiastici e la Fondazione per il ritorno del Simulacro sul suo altare storico. Sarebbe davvero amaro oltre che incomprensibile che la “Madonna della Pace” non potesse dare il benvenuto ai fedeli ai cittadini ed ai turisti, il prossimo 29 giugno, quando – dopo gli assai meritori restauri degli stessi Organi ecclesiastici – il piccolo capolavoro di Giovan Biagio Amico che è la chiesa di San Pietro riaprirà, come più volte ci è stato assicurato, il suo portone per ogni fruizione e sicura ammirazione.
 






Didascalie:
1 – 2. Affresco con “La discesa dello Spirito Santo” (di Fumagalli – La Bruna, 1750 circa, Oratorio Sales in San Cataldo, insieme e particolare
3. Madonna della Pace (Antonio Gagini, 1571), già sull’altare maggiore della Chiesa di San Pietro


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